Il Mercato immobiliare mondiale sembra avviato verso una fase di crescita stabile, che tuttavia sottende andamenti diversi in diverse aree: nel secondo trimestre del 2015 i prezzi delle abitazioni nei paesi avanzati sono aumentati in media del 4% rispetto allo scorso anno.
Al contrario, nei paesi emergenti le quotazioni immobiliari risultano in media in discesa (-1,4%), a pesare è soprattutto il rallentamento dei prezzi in Cina, in Russia e in Brasile.
Negli Stati Uniti i prezzi delle abitazioni a fine 2015 erano del 25% circa più alti del 2011, sebbene ancora inferiori del 7% al picco raggiunto nel 2007.
Nel paese notizie positive arrivano soprattutto dal consistente calo dello stock delle case pignorate: -22% a/a circa a novembre 2015; un dato che prolunga la già lunga serie di flessioni in corso ormai da fine 2011.
Nella media dei paesi dell’Area Euro, dopo un alternarsi di fasi di salita e discesa, i prezzi delle abitazioni sembrano avviati lungo un sentiero di crescita positivo, sebbene molto moderato (+1% a/a nel II trimestre del 2015).
L’attuale fase di crescita appare più solida rispetto a quella avviatasi tra il 2009 e il 2010 e spenta dall’avvio della crisi dei debiti sovrani; soprattutto, appare più diffusa.
Rispetto agli anni passati il contributo di Austria e Germania è molto maggiore e si osserva un rallentamento della flessione nei paesi ancora in calo (Grecia e Italia su tutti).
A metà del 2015, tra i principali paesi per cui sono disponibili dati confrontabili, solo cinque mostravano una flessione tendenziale dei prezzi.
In ordine di ampiezza, si tratta di Francia, Cina, Italia, Singapore e Grecia, mentre quattro paesi mostravano incrementi a due cifre (Hong Kong, Turchia, Irlanda e Svezia).
Secondo un rapporto pubblicato dal FMI a fine 2015, in 10 dei 34 mercati monitorati il rapporto tra prezzo delle abitazioni e affitto risultava superiore di almeno il 10% rispetto al dato del 2010, segno di una sopravvalutazione del mercato.
La situazione è particolarmente marcata in Turchia, Germania, Nuova Zelanda, Lussemburgo e Norvegia.
Molti paesi dell’Area Euro (inclusa l’Italia) mostrano un valore dell’indicatore ampiamente inferiore a quello del 2010, con un minimo osservabile in Spagna (-27,8%).
Indicazioni meno nette provengono dall’analisi del rapporto prezzo delle abitazioni su reddito delle famiglie: sempre secondo il FMI i paesi che a metà 2015 presentavano valori superiori a quelli del 2010 di almeno il 10% Austria, Germania, Svizzera e Nuova Zelanda.
Per contro, valori di almeno il 10% inferiori a quelli del 2010 si osservavano in Spagna, Grecia, Paesi Bassi, Ungheria, Slovenia e Italia.
Nel caso degli Stati Uniti, paese che viene osservato attentamente poiché origine del crollo che portò alla crisi del 2007, il mercato risulta solo leggermente sopravvalutato, con valori compresi tra il 6 e il 4% a seconda dell’indicatore considerato.
Nel corso dei primi tre trimestri del 2015 le vendite di abitazioni negli Stati Uniti sono cresciute del 6% circa a/a e, secondo l’associazione nazionale dei costruttori, il numero delle nuove unità abitative costruite stenta a tenere il passo con i nuovi posti di lavori creati.
Notizie positive arrivano soprattutto dal consistente calo dello stock delle case pignorate: -22% a/a circa a novembre 2015, un dato che prolunga la già lunga serie di cali in corso ormai da novembre 2011.
Fonte: Focus settimanale del Servizio Studi BNL