BANCA D’ITALIA: l’impatto della pandemia Covid-19 sulle nuove preferenze relative alla casa

BANCA D'ITALIA - living on my own

La Banca d’Italia, nella sezione “Questioni di Economia e Finanza”, ha analizzato l’impatto della pandemia Covid-19 sulla domanda di alloggi delle famiglie italiane, riguardo i cambiamenti nelle caratteristiche ed il posizionamento delle abitazioni.

Il lavoro impiega i dati del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni e gli annunci di vendita del portale Immobiliare.it, per studiare le modifiche alla domanda di abitazioni nel corso del 2020.

Sulla base di un’analisi econometrica che considera un ampio insieme di caratteristiche dell’alloggio, sia intrinseche sia connesse alla sua localizzazione, si mostra che la ripresa della domanda per abitazioni nella seconda metà del 2020 è stata molto più sostenuta per le unità più grandi, per quelle indipendenti e per quelle dotate di spazi esterni.
Vi è inoltre una ricomposizione a favore delle zone a minore densità abitativa, con una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti.

Paura di contagio, misure di blocco e la crescita delle disposizioni di lavoro remota probabilmente hanno plasmato l’evoluzione dell’alloggiamento domanda, con conseguenze potenzialmente durature sul mercato immobiliare.

Dal monolocale in centro all’appartamento di ampia metratura in periferia o addirittura fuori città, purché offra un giardino o un terrazzo: questo è il quadro che emerge dallo studio di Bankitalia.
L’approccio al mattone da parte degli italiani è cambiato a causa della pandemia, e la domanda che ora si pongono gli esperti è: quanto durerà questo nuovo trend? Che cosa dobbiamo aspettarci che succeda nelle grandi metropoli nei prossimi anni?

Nuove aspirazioni destinate a durare:
Lo studio, dal significativo titolo “Living on my own”, ha messo in luce come fin dallo scoppio della pandemia sia cambiata la domanda di immobili per quanto riguarda la loro ubicazione sul territorio così come per le caratteristiche strutturali.

Sono stati moltissimi gli italiani che hanno voluto cambiare la propria abitazione e che ancora adesso si orientano verso case ampie e in zone poco congestionate, confidando che lo smart working verrà scelto anche in futuro dai datori di lavoro.
Un trend immobiliare, dunque, che pare destinato a durare.

La campagna recupera il terreno perso rispetto alla città:
La ricerca di case in zone rurali è cresciuta dell’11% in più rispetto a quella in città, e in generale c’è stato maggiore fermento nei piccoli centri che non nelle metropoli.

BANCA D'ITALIA ricerche abitazioni in zone rurali post COVID19
Le aree urbane si svuoteranno
?
Secondo gli esperti no, perché anche in città la ricerca di casa è stata molto alta.
Si tratterà piuttosto di un livellamento.

Significativo è inoltre l’esempio di Milano: confrontando le visualizzazioni di annunci immobiliari fra il 2018 e il 2020, si nota uno spostamento dell’interesse verso le aree più periferiche a scapito del centro, dove comprare una casa con la metratura e gli spazi esterni desiderati è alla portata di pochi.

Il passaggio dalle grandi città alle aree urbane, è dovuto principalmente all’interesse nei confronti delle proprietà immobiliari che sono meno disponibili o eccessivamente costose nelle zone più interne, come le abitazioni con un giardino privato.
Complessivamente, i risultati suggeriscono che la pandemia Covid-19 ha creato mancata corrispondenze tra alcune famiglie e le loro case attuali, probabilmente perché hanno ridefinito le loro priorità in termini di accordi abitativi e pendolarismo rispetto alla distanza del posto di lavoro.

Se lo spostamento delle preferenze dell’alloggiamento si rivelerà almeno parzialmente permanente, ci sarebbero conseguenze distributive piuttosto significative sulla ricchezza delle famiglie ed avrebbero implicazioni profonde per l’organizzazione delle città.
Tali effetti potrebbero essere l’eredità duratura della pandemia.

La prospettiva di un eccesso di spazi ufficio e punti vendita è concreto.
Per quanto riguarda le abitazioni, i risultati suggeriscono che le famiglie assegnano meno valore all’essere in prossimità del centro città, scelta che potrebbe essere parzialmente spiegata dalla ridotta necessità del muoversi ogni giorno.

Anche alla luce di ciò, si potrebbe disegnare un nuovo futuro per le città, convertendo ad appartamenti “ariosi” gli spazi destinati ora agli uffici.


Fonte: bancaditalia.it | immobiliare.it – 29 giugno 2021