La Banca d’Italia diffonde le proprie proiezioni macroeconomiche per l’Italia, nel quadriennio 2020-2023.
Le proiezioni sono state elaborate dagli esperti della Banca d’Italia, nell’ambito dell’esercizio coordinato dell’Eurosistema.
Dopo il ritorno a una crescita economica sostenuta nel terzo trimestre, cui hanno contribuito le politiche di sostegno messe in atto dal Governo, dall’Unione Europea e dall’Eurosistema, il forte aumento dei contagi degli ultimi mesi si sta riflettendo sulle prospettive di breve termine.
Sottostante alla proiezione di base qui presentata vi è l’ipotesi di un persistere sugli attuali livelli dell’epidemia nelle prossime settimane, di un suo successivo graduale ritorno sotto controllo nel corso della prima metà del 2021 e di un completo superamento dell’emergenza entro il 2022, grazie anche alla diffusione di soluzioni mediche efficaci.
Si assume che la domanda estera per i beni prodotti nel nostro paese, caduta di oltre il 10% quest’anno, torni a espandersi in media di circa il 5% all’anno nel prossimo triennio.
I rendimenti dei titoli di Stato decennali, sulla base del profilo implicito nelle quotazioni dei mercati di metà novembre, sarebbero in media inferiori di circa 70 punti base nel triennio 2020-22, rispetto a quanto ipotizzato in luglio, per effetto dell’ampio accomodamento monetario e della riduzione dei premi per il rischio sovrano.
Sotto queste ipotesi, lo scenario di base prefigura, dopo una contrazione del PIL in Italia del 9,0% quest’anno, una ripresa nel prossimo triennio (3,5% nella media del 2021, 3,8% nel 2022 e 2,3% nel 2023).
In termini congiunturali, il prodotto si ridurrebbe nel trimestre in corso e rimarrebbe debole all’inizio del 2021, per poi tornare a espandersi a ritmi significativi nella parte centrale del prossimo anno, grazie all’ipotizzato miglioramento del quadro sanitario e all’effetto delle misure di politica economica.
Rispetto allo scenario di base pubblicato nel Bollettino economico di luglio, la revisione al rialzo nel 2020 riflette l’andamento particolarmente favorevole registrato nel terzo trimestre, mentre nel successivo biennio la ripresa è spostata in avanti di alcuni mesi.
Il più contenuto dato medio annuo del 2021, risente dell’effetto trascinamento della flessione del prodotto nella parte finale del 2020, mentre la crescita dovrebbe essere più rapida dal secondo trimestre in poi e significativamente più forte nel 2022.
In questo scenario un sostegno considerevole all’attività economica proviene dalla politica di bilancio e dall’utilizzo dei fondi europei disponibili nell’ambito del programma Next Generation EU.
Sulla base di moltiplicatori fiscali tradizionali e di informazioni ancora parziali sugli interventi programmati, si valuta che le misure inserite nel disegno di legge di bilancio e i fondi europei possano innalzare il livello del PIL complessivamente di circa 2,5 punti percentuali, nell’arco del triennio 2021-23.
Il conseguimento di questi effetti dipende però dalla concreta specificazione degli ulteriori interventi, che si prevede vengano in larga parte definiti nei prossimi mesi e inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e da una loro tempestiva attuazione.
La ripresa dei consumi delle famiglie sarebbe più graduale rispetto a quella del prodotto, frenata da una ancora elevata propensione al risparmio precauzionale, che verrebbe riassorbita solo gradualmente.
Gli investimenti recupererebbero, dopo la forte caduta quest’anno, in misura più accentuata di quanto atteso a luglio, sospinti dagli interventi finanziati con i fondi Next Generation EU nonché dalle favorevoli condizioni di finanziamento.
Per fare il punto della situazione attuale del mercato immobiliare, riportiamo di seguito i dati sull’andamento del numero delle compravendite e dei prezzi delle abitazioni, riportate nella pubblicazione “L’economia italiana in breve, n. 10 – del 10 dicembre 2020”, che riassume il relativo andamento dal 2006 ad oggi:
La significativa ripresa delle esportazioni, dopo la flessione nell’anno in corso, proseguirebbe a ritmi in linea con le ipotesi per la domanda estera.
L’espansione sarebbe trainata dagli scambi di beni, che si riporterebbero sui valori pre-crisi già a inizio 2021, mentre quelli di servizi risentirebbero più a lungo della debolezza dei flussi turistici internazionali.
Sul mercato del lavoro, si valuta che il numero di ore lavorate diminuisca quest’anno di quasi il 13%. Tornerebbe a crescere nel corso del prossimo triennio, recuperando gran parte della caduta entro il 2023.
La diminuzione del numero di occupati quest’anno sarebbe stata limitata all’1,8%, grazie all’esteso ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG). Dopo una riduzione nel 2021, che riflette l’effetto ritardato della crisi pandemica, gli occupati tornerebbero ad aumentare nel 2022 e nel 2023.
I prezzi al consumo diminuirebbero lievemente quest’anno, principalmente per effetto della caduta di oltre il 30% delle quotazioni del petrolio.
L’inflazione rimarrebbe molto bassa nel 2021, risentendo degli ampi margini di capacità inutilizzata che frenerebbero gli aumenti salariali e si tradurrebbero in politiche di prezzo prudenti delle imprese; salirebbe poi gradualmente, portandosi all’1,2% nel 2023.
Lo scenario di base è fortemente dipendente dalle ipotesi sull’evoluzione della pandemia.
Minori ripercussioni dei contagi sull’attività, nella parte finale del 2020 e all’inizio del 2021, potrebbero tradursi in un ritmo di crescita più elevato nella media dell’anno prossimo.
Per contro, un prolungamento degli effetti sfavorevoli della pandemia a livello globale, se non contrastati efficacemente dalle politiche economiche, potrebbe rappresentare un rischio per le prospettive di crescita se si ripercuotesse sui comportamenti di consumo e investimento, sugli scambi internazionali o sulle condizioni finanziarie.
A titolo esemplificativo, si riportano anche gli effetti sulla crescita del PIL delle ipotesi che:
• (1) la domanda estera ristagni nel 2021;
• (2) gli effetti della pandemia sui comportamenti e le misure di distanziamento sociale si protraggano per un periodo più prolungato, raggiungendo a inizio 2021 un’intensità simile a quella dello scorso aprile e in seguito rientrando con gradualità;
• (3) si verifichi un irrigidimento dell’offerta di credito, su un livello prossimo a quanto stimato durante la crisi finanziaria globale.
Queste ipotesi avrebbero effetti negativi sul PIL nel 2021, rispettivamente di -1,6, -0,9 e -0,9 punti percentuali (-1,0, -0,7 e -0,7, nel 2022).
Nel 2023 il miglioramento del quadro sanitario darebbe invece luogo a una crescita più elevata.
Fonte: bancaditalia.it | Proiezioni macroeconomiche per l’Italia – 11 dicembre 2020