BANCA D’ITALIA: qualche miglioramento delle attese economiche, nell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane (quinta edizione)

BANCA ITALIA QUINTA EDIZIONE DELL'INDAGINE STRAORDINARIA SULLE FAMIGLIE ITALIANE

Alla fine di aprile, prima dell’allentamento delle misure per il contenimento della diffusione del virus (DL 52/2021), la Banca d’Italia ha condotto la quinta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane (ISF), per raccogliere informazioni sulle loro condizioni economiche e aspettative.
Le interviste sono state curate dai ricercatori della Banca d’Italia ed hanno coinvolto quasi 2.500 nuclei familiari, che avevano partecipato anche alla quarta edizione dell’indagine.

Rispetto a inizio anno si è osservato un miglioramento delle attese sulla situazione economica generale e sul mercato del lavoro, a fronte di una sostanziale invarianza delle valutazioni sul proprio reddito familiare e sui comportamenti di consumo e risparmio.

Le principali evidenze che emergono da un’analisi descrittiva dei dati, sono le seguenti:

  • Le attese delle famiglie sulla situazione economica generale e sul mercato del lavoro sono migliorate.
    Rispetto alla rilevazione condotta tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, il saldo delle risposte relative alle prospettive generali dell’Italia, pur restando negativo, è fortemente aumentato.
    La percentuale di famiglie che si attende un peggioramento del quadro generale nei successivi dodici mesi è diminuita di 8 punti percentuali, portandosi al 38%, il valore più basso dall’avvio della rilevazione nella primavera del 2020.
    Anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute più favorevoli
  • Le attese sulla situazione economica familiare sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto a inizio anno: oltre il 70% dei nuclei si attende per il 2021 un reddito in linea con quello percepito nel 2020; circa un sesto ritiene che sarà inferiore.
    I nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato continuano a essere più pessimisti rispetto a quelli con dipendenti e pensionati, ma il divario si attenua
  • Come nella precedente edizione dell’indagine, il 30% delle famiglie dichiara di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia.
    Il peggioramento delle condizioni reddituali è ancora mitigato dalle misure di sostegno al reddito3: tra marzo e aprile del 2021 ne avrebbe beneficiato poco più di un quinto dei nuclei.
  • La maggior parte delle famiglie ritiene che il valore delle proprie attività finanziarie nel 2020 sia rimasto stabile.
    Un terzo sostiene che sia diminuito, quota che raggiunge il 40 per cento tra quelle il cui capofamiglia è occupato nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia (ristorazione, turismo, commercio al dettaglio) e raddoppia tra coloro che hanno riportato una riduzione del reddito rispetto a prima dell’emergenza sanitaria.
    Solo il 7% dei nuclei riporta un aumento del valore delle proprie attività finanziarie nel corso del 2020; l’incremento riguarda prevalentemente le famiglie che dichiarano di arrivare con facilità alla fine del mese.
  • Rispetto alla rilevazione precedente, la quota di nuclei che si aspetta di spendere nei prossimi dodici mesi meno del proprio reddito annuo riuscendo a mettere da parte qualche risparmio è rimasta sostanzialmente stabile (a poco meno del 50%).
    Le attese di risparmio sono maggiormente diffuse tra le famiglie che arrivano con facilità alla fine del mese, ma sono prevalenti anche tra quelle che indicano di avere moderate difficoltà economiche.
  • I comportamenti di consumo restano condizionati dall’emergenza sanitaria.
    È ancora elevata (circa 80%, come nella rilevazione precedente) la quota di famiglie che dichiarano di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver fatto meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia; sette famiglie su dieci, riportano una minore spesa per i servizi di cura della persona.
    La contrazione interessa anche i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese, per i quali pesano soprattutto le misure di contenimento ancora in vigore al momento dell’intervista e la paura del contagio.
  • Le intenzioni di consumo si confermano nel complesso caute.
    Oltre i due terzi delle famiglie dichiarano che avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e servizi nei successivi tre mesi, un quarto le avrebbe ridotte.
    Il saldo negativo tra risposte in aumento e in diminuzione è più pronunciato per i nuclei che tra marzo e aprile hanno percepito un reddito più basso rispetto a prima della pandemia e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili.
    Il calo dei consumi riguarderebbe però anche parte di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021.
    Nelle valutazioni delle famiglie, le aspettative di consumo dipendono anche dal successo della campagna vaccinale, che per un terzo dei nuclei in aprile stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese.

Fonte: bancaditalia.it – 7 settembre 2021