BANCA D’ITALIA | Lazio: prezzi delle abitazioni cresciuti del 4,5%, peso attività reali delle famiglie superiore alla media nazionale ed erogazione mutui in forte aumento

Banca D’Italia | Economie regionali – L’economia del Lazio – Rapporto annuale 2022

Nel 2021, secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) della Banca d’Italia, l’attività economica del Lazio è cresciuta del 6,3%, poco meno del dato nazionale (6,6%).

Dopo il forte rimbalzo registrato nel secondo trimestre, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che era stato caratterizzato dal lockdown, il recupero dell’attività è proseguito a ritmi più contenuti.
Nel complesso i livelli di attività rimangono ancora di 3 punti percentuali inferiori a quelli precedenti la pandemia.

Le prospettive economiche per l’anno in corso risentono del forte rincaro dei prodotti energetici e delle materie prime, iniziato lo scorso anno e acuitosi con l’insorgere del conflitto in Ucraina.

I rincari hanno interessato le fonti energetiche fossili e potrebbero essere in parte mitigati da un più ampio ricorso a fonti di energia rinnovabili.
Sotto questo profilo il Lazio risulta in ritardo. Nel 2019 la quota di energia consumata in regione prodotta da fonti rinnovabili era pari al 9%, circa la metà della media italiana.
Anche grazie alla specializzazione regionale nel settore poco energivoro dei servizi, i complessivi consumi di energia in rapporto al PIL, nel Lazio, risultano decisamente inferiori alla media nazionale.

Le famiglie ed Il mercato immobiliare:
Nel corso del 2021 i prezzi delle abitazioni sono cresciuti del 4,5% (3% e 2,5% nel Centro e in Italia, rispettivamente).

La dinamica positiva è stata particolarmente pronunciata nel primo semestre. Le compravendite sono aumentate del 35%, in linea con le variazioni registrate nel Centro e in Italia.
Un recupero analogo si è registrato per le compravendite di immobili non residenziali, che tuttavia si è accompagnato a un ulteriore calo delle quotazioni (3,6%).

Le restrizioni alle libertà di spostamento e la maggiore adesione a forme di lavoro da remoto (smart working) hanno indotto mutamenti nella domanda di abitazioni, che si è più frequentemente orientata verso alloggi dotati di spazi esterni.
Secondo i dati del portale Immobiliare.it, tra il 2019 e il 2021 le richieste di contatto per l’acquisto di abitazioni con terrazzo o giardino sono cresciute significativamente più della media.

Il reddito delle famiglie è cresciuto soprattutto grazie all’aumento dell’occupazione dipendente. L’incremento in termini reali, seppur frenato dall’aumento dell’inflazione nella seconda metà del 2021, ha consentito di far recuperare i livelli di reddito reale del 2019.
Dopo il forte rallentamento del 2020, con l’attenuazione dell’emergenza sanitaria, i prestiti alle famiglie hanno accelerato marcatamente nel corso del 2021, trainati sia dal credito al consumo sia dai mutui per l’acquisto di abitazioni.


La ricchezza delle famiglie:
Il valore delle attività reali si è stabilizzato nel 2020, dopo un decennio di continua contrazione (-14%, tra il 2010 e il 2020).
L’andamento riflette il calo della componente relativa alle abitazioni residenziali, connesso con la flessione delle quotazioni immobiliari.
Nel Lazio il peso delle attività reali sul totale della ricchezza lorda delle famiglie resta tuttavia elevato, superiore alla media nazionale (63% in regione, contro 56% in Italia nel 2020).

In base a stime aggiornate al 2020 (ultimo anno disponibile), la ricchezza netta delle famiglie ammontava a 1.136 miliardi di euro.
In termini pro capite, essa era pari a 197.800 euro, un valore superiore del 17% rispetto a quello medio nazionale.

Nel decennio 2010-20 il valore corrente della ricchezza netta delle famiglie del Lazio si è ridotto del 5,3%, in misura più marcata rispetto all’area del Centro, prevalentemente per la riduzione dei prezzi delle abitazioni.
Al calo registrato fino al 2018 è seguito un parziale recupero nell’ultimo biennio.
Nella media italiana si è invece avuto un incremento di quasi 5 punti percentuali, concentrato negli ultimi anni.

La contrazione della componente reale è stata solo parzialmente compensata dal forte aumento del valore delle attività finanziarie, che nel 2020 rappresentavano oltre un terzo della ricchezza lorda.


L’indebitamento delle famiglie:
Dopo il forte rallentamento del 2020, nel corso del 2021 con l’attenuazione dell’emergenza sanitaria i prestiti alle famiglie hanno accelerato marcatamente: a dicembre il tasso di crescita sui dodici mesi, era più che raddoppiato rispetto all’anno precedente (4,3%), superando i ritmi di espansione pre-pandemia.
L’accelerazione ha interessato sia i mutui per l’acquisto delle abitazioni, che il credito al consumo.

L’andamento dei prestiti è stato sostenuto soprattutto dalla componente connessa all’acquisto delle abitazioni.
L’incidenza dei debiti finanziari delle famiglie rispetto al reddito disponibile è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2020, su livelli superiori alla media nazionale.


I mutui per l’acquisto di abitazioni:
L’aumento delle transazioni sul mercato immobiliare si è riflesso in un ulteriore rafforzamento della crescita dei prestiti per l’acquisto delle abitazioni (4,7% a fine 2021; 2,1 nel 2020).
Nel 2021 le nuove erogazioni di mutui sono state pari a 6,7 miliardi di euro, in forte aumento rispetto all’anno precedente e al 2019 (rispettivamente 33,2 e 33,9%).
Secondo informazioni preliminari la ripresa dei mutui sarebbe proseguita anche nel primo trimestre del 2022.

Nel corso del 2021 il ricorso alle moratorie da parte delle famiglie si è notevolmente ridotto.
Sulla base delle informazioni rese disponibili dalla Consap, relative alle sole moratorie ex lege, le richieste di sospensione dei rimborsi accettate nel corso dell’anno sono state per numero e importo dei finanziamenti pari a circa il 15% di quelle registrate nel 2020, una quota superiore alla media nazionale.

Nel corso dell’anno le condizioni di finanziamento per le famiglie sono lievemente peggiorate, rimanendo tuttavia nel complesso ancora favorevoli: nel quarto trimestre i tassi di interesse sulle nuove operazioni si sono attestati all’1,6% (1,5 nel corrispondente periodo del 2020).
Il differenziale di costo tra i nuovi mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile è ancora sostanzialmente nullo, continuando a favorire il ricorso delle famiglie ai contratti a tasso predeterminato, una scelta che ha interessato la quasi totalità delle nuove stipule (circa il 90%).

Il lieve aumento dei tassi di interesse nel corso dell’anno si è associato a una riduzione delle operazioni di surroga, sostituzione o rinegoziazione dei mutui in essere.
Il flusso delle nuove operazioni completate nel 2021 in rapporto alle consistenze della fine dell’anno precedente è sceso al 2,5% (aveva raggiunto il 7,5 a dicembre del 2020).

Come per le nuove erogazioni, anche tra queste operazioni ha prevalso la scelta del contratto a tasso predeterminato.
Complessivamente, i mutui a tasso fisso sono arrivati a rappresentare circa i due terzi delle consistenze a fine anno, riducendo ulteriormente i rischi connessi a rialzi futuri dei tassi di interesse.

L’aumento dell’ammontare dei nuovi mutui riflette sia l’incremento delle nuove stipule (cresciute di circa il 24,2% rispetto al precedente anno) sia quello del valore medio dei finanziamenti (del 3,2%).
L’ampliamento delle concessioni si è concentrato nella fascia di importo superiore ai 140.000 euro, la cui quota è aumentata di circa tre punti percentuali, portandosi al 52,2%.

L’aumento delle nuove erogazioni ha interessato tutte le classi di età, ma è stato moderatamente più intenso per i più giovani, che hanno potuto beneficiare anche del potenziamento della garanzia pubblica per l’acquisto della prima casa.
La quota dell’ammontare dei mutui a soggetti di età fino a 34 anni, sebbene in aumento, rimane contenuta rispetto al 2007 (rispettivamente 27,2% nel 2021 e 33,1% nel 2007).


HAI | Housing affordability index:
La capacità di acquisto della casa di proprietà per le famiglie, come rilevata dall’indicatore housing affordability index (HAI), è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al 2020.
Il moderato recupero delle condizioni reddituali delle famiglie è stato bilanciato dal contenuto innalzamento dei tassi di interesse.

L’indicatore rimane ancora inferiore alla media nazionale e a quella del Centro.


Fonte: Banca D’Italia | Economie regionali – L’economia del Lazio – Rapporto annuale 13 giugno 2022