Sulla scorta di 112.000 posizioni di mutuo per acquisto di abitazioni, erogati fra il 2010 ed il 2019, si è data evidenza del contributo al valore degli immobili residenziali fornito dalla componente efficienza energetica.
Come ci si poteva attendere, più elevata è la classe energetica maggiore è tale componente sul prezzo, ma la novità è che – per la prima volta – se ne dà una quantificazione supportata da una solida base dati.
La premialità data dal mercato, inoltre, è proporzionalmente maggiore in corrispondenza della Classe A, con un vantaggio che si è mantenuto nel tempo.
Mentre per le classi inferiori la premialità è meno rilevante, soprattutto dopo il 2013.
Interessante infine l’applicazione di tali evidenze al caso concreto del Superbonus 110% che prevede la possibilità di sconto in fattura, cessione del credito o detraibilità del 110% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli immobili, purché si consegua un salto di almeno due classi energetiche.
A titolo esemplificativo, infatti, il passaggio dalla Classe C alla Classe A, oltre ai benefici sopra menzionati, determina un premio di mercato superiore al 10%, mentre molto più contenuto è l’apprezzamento per immobili di Classe F/G che passano a Classe D/E, che si limita a 3-4 punti percentuali.
Questo quanto affermato da Gianluca Natalini, Manager Consulting CRIF Real Estate Services, che ha partecipato alla presentazione del III Rapporto sul Mercato Immobiliare 2020 di Nomisma, tenutosi in streaming il 25 novembre 2020.
Fornendo evidenze empiriche sull’impatto della performance energetica sui valori immobiliari.
I dati presentati sono frutto di alcuni anni di lavoro nell’ambito del progetto EeDaPP (Energy efficiency Data Protocol and Portal) promosso dalla Comunità Europea e coordinato da EMF (Europe Mortgage Federation), cui hanno partecipato, oltre a CRIF, l’Università Ca’ Foscari ed altri partner ed istituzioni di standing internazionale.
Fonte: crif.it – 1 dicembre 2020