CRIF: nei primi 9 mesi del 2020 crescono le erogazioni di mutui immobiliari (+12.7%), trainate dal boom delle surroghe

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Secondo la 49sima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia, nei primi nove mesi del 2020 la pandemia di COVID-19 ha provocato un brusco arresto del credito al consumo: le erogazioni si sono ridotte di circa un quarto (-24,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Nel terzo trimestre 2020 si registra, tuttavia, un parziale recupero, in linea con il graduale miglioramento degli indicatori macroeconomici durante i mesi estivi e con l’allentamento delle misure a contenimento della pandemia in atto.

Nei primi nove mesi dell’anno crescono invece le erogazioni complessive di mutui immobiliari, trainate dal boom delle surroghe.

Con l’arrivo della seconda ondata di contagi, i flussi di credito al consumo mostrano un nuovo peggioramento, sebbene con cali più contenuti rispetto a quelli registrati in primavera, mentre prosegue la ripresa dei mutui d’acquisto e la crescita delle surroghe, che tuttavia comincia a mostrare segnali di rallentamento.

I mutui immobiliari:
Nei primi 9 mesi del 2020 le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici crescono nel complesso del +12.7%.
A trainare il comparto sono state le surroghe, che registrano un vero e proprio boom grazie a tassi di riferimento ancora estremamente vantaggiosi, che hanno indotto le famiglie in cerca di soluzioni più sostenibili a surrogare anche mutui di recente stipula.

Nel corso del terzo trimestre, tuttavia, si assiste a una ripresa anche dei mutui d’acquisto, che, dopo il brusco arresto prodotto dal lockdown nei primi due trimestri dell’anno, segnano un +6.9%.

L’analisi della rischiosità del credito alle famiglie:
Nel corso del 2020 la rischiosità nel credito al dettaglio ha invertito la tendenza evidenziata nelle più recenti rilevazioni ed è tornata a crescere, sotto la pressione dello shock economico e sanitario.
Per quanto riguarda i mutui immobiliari, dopo un lungo percorso di contenimento del rischio che ha portato gli indicatori sui livelli più bassi dell’ultimo decennio, si è registrata una inversione di tendenza che nel terzo trimestre 2020 colloca il tasso di default all’1.4%.

Le prospettive per fine 2020 e il biennio 2021-2022:
I timori legati al contagio, le restrizioni fisiche agli spostamenti, oltre che le incertezze sui tempi di ritorno alla “normalità” e sulla propria situazione finanziaria hanno avuto nel primo semestre dell’anno importanti ricadute sui consumi delle famiglie e, dopo la ripresa del terzo trimestre, determineranno una nuova battuta d’arresto nel quarto.

Ciò condizionerà la domanda di credito e solo a partire dal 2021, con il progressivo miglioramento dell’attività economica, ci sarà un maggior ricorso al credito, anche grazie a tassi di interesse che si manterranno bassi in tutto l’arco della previsione.
Nel nuovo contesto innescato dalla pandemia, le politiche di erogazione potrebbero essere caute date le prospettive di deterioramento della qualità del credito che richiederanno un’attenta selezione della clientela.

Dal 2021, se pure con una partenza lenta, il rimbalzo dell’attività economica favorirà anche un maggiore ricorso al credito da parte delle famiglie per finanziare piani di investimenti di lungo periodo come l’acquisto dell’abitazione, in una situazione di prezzi delle abitazioni ancora appetibili e di differenti necessità abitative create dalle diverse abitudini imposte dalla pandemia.
La domanda di mutui sarà inoltre stimolata dai bassi tassi di interesse.

Dovrebbero invece rientrare progressivamente le operazioni di surroga e rinegoziazione dopo la crescita eccezionale del 2020, per i minori volumi per cui ci sarà ancora convenienza nella modifica del contratto.

L’impatto della recessione sulla capacità delle famiglie di sostenere l’onere del debito sarà ancora limitato dalle misure varate dal Governo a sostegno dei redditi e dai meccanismi di moratoria e dal mantenimento di bassi tassi d’interesse,
Ma la rischiosità continuerà a essere un fattore di attenzione anche nel corso del 2021, a causa della dinamica del reddito e delle prospettive del mercato del lavoro, che potrebbero incidere in modo negativo sulla capacità di riprendere il pagamento delle rate al termine del periodo di sospensione legato all’applicazione delle moratorie.

È invece prevista una sua riduzione nel 2022 grazie al consolidamento della crescita economica e alla minor formazione di crediti deteriorati.


Fonte: CRIF.it – 14 dicembre 2020