ENEA-CTI: 60% del residenziale nelle classi energetiche “F” e “G”, leggero aumento (+2%) della percentuale di quelle più efficienti nell’intero campione

Attestato di Prestazione energetica - normative

È stato da poco presentato il “Rapporto annuale sulla Certificazione Energetica degli Edifici”, realizzato da ENEA e dal Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente (CTI), giunto alla terza edizione.

La panoramica sulla certificazione energetica tracciata dal Rapporto su quasi 1.300.000 attestati, si basa sui dati forniti da Regioni e Province Autonome e presenti sul Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE), con particolare attenzione agli Attestati di Prestazione Energetica (APE) emessi nel 2021.

Dal punto di vista dei numeri, una quota consistente di APE è stata emessa dalla Lombardia (17,5%), seguita da Lazio (10,6%) e Veneto (8,8%).

Nello specifico, la Regione Lazio evidenzia un 40,7% di immobili in classe G, un 26,1% in classe F, 14,3% in classe E, 7,8% in classe D, 3,3% in classe C, 2,0% in classe B, 1,4% in classe A1 e A2, 1,1% in classe A3 e 1,9% in classe A4.

La distribuzione per classe energetica conferma oltre la metà dei casi come caratterizzati da prestazioni energetiche carenti (quasi il 60%).
Tuttavia il confronto tra 2020 e 2021 evidenzia una riduzione della percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G di circa il 2%, soprattutto in favore di quelle A4-B (+1,5%), riprendendo la tendenza positiva riscontrata, invece, nel quadriennio 2016-2019 e che si era interrotta nel 2020.

La suddivisione tra destinazione d’uso residenziale e non residenziale degli immobili censiti dagli APE emessi nel 2021 è rispettivamente dell’87,6% e 12,4%.
Gli ospedali e le attività sanitarie (E.3), le attività ricreative (E.4) e gli alberghi (E.1(3)) sono le categorie che presentano le più elevate percentuali di immobili nelle classi energetiche migliori (A4-B), comprese tra il 26% e il 30%.

La zona climatica E, mostra la percentuale più elevata di immobili nelle classi energetiche A4-B, mentre gli immobili nella zona climatica F hanno quasi il 20% del fabbisogno energetico coperto da energia da fonti rinnovabili.

Circa l’85% degli APE emessi nel 2021 è stato redatto per passaggi di proprietà e locazioni, circa il 3% per le nuove costruzioni, quasi il 4% per le riqualificazioni energetiche e il 2,5% per le ristrutturazioni importanti.
Ricadono in queste ultime tre categorie le percentuali maggiori di immobili ad alte prestazioni in quanto tenute a rispettare la recente normativa in ambito energetico, sia nella riduzione del fabbisogno energetico, che nella copertura dello stesso tramite fonti energetiche rinnovabili.

Mediamente, un immobile residenziale realizzato negli anni 2016-2021 ha una prestazione energetica globale di circa il 60% inferiore rispetto a immobili realizzati antecedentemente al 1945 e di circa il 50% inferiore rispetto ad un immobile realizzato tra il 1945 e il 1991.

Le medesime considerazioni possono essere applicate al comparto dell’edilizia non residenziale, anche se le valutazioni risultano più complicate in quanto l’EPgl tiene conto di un numero più elevato di servizi energetici.

Infine, pensando al futuro prossimo, è stata analizzata la bozza della nuova direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia che prevede che tutti gli edifici residenziali debbano raggiungere la classe energetica F entro il 2030 e la classe energetica E entro il 2033.

Sulla base delle analisi e dei dati riportati nel Rapporto, è possibile ipotizzare che tale operazione comporterà una riduzione dell’indice di prestazione energetica globale degli edifici in classe energetica G rispettivamente di circa 35% per raggiungere l’obiettivo al 2030 e del 45% per quello al 2033.


Fonte: enea.it – 3 novembre 2022