Per il 2020 ci si aspettava un numero di compravendite superiore alle 600.000 unità, ma gli effetti del Coronavirus su questo dato sono già visibili ed è plausibile che la stima vada ridotta di almeno un 20%.
Secondo l’amministratore delegato di Immobiliare.it, uno dei maggiori portali di vendite immobiliari, il processo che potrebbe portare a un eventuale calo dei valori immobiliari è più lento e dipende principalmente dall’efficacia delle misure economiche adottate a sostegno del Paese.
Al momento i proprietari che avevano deciso di vendere casa resistono e non cedono alla tentazione di abbassare i prezzi per paura di un’eventuale crisi economica.
Negli ultimi due mesi, e prevedibilmente almeno per i prossimi sei, l’andamento dei costi ha seguito e seguirà le strade già tracciate in precedenza, con alcune lievi variazioni.
In città come Milano e Bologna, che negli ultimi osservatori si dimostravano le più appetibili con oscillazioni costantemente al rialzo, è possibile che gli aumenti si riducano e si ritorni a una normalizzazione dei costi, lontano dalle crescite a doppia cifra che si osservavano negli scorsi osservatori.
Città, invece, come Roma o Torino continueranno a vedere i prezzi ridursi ma meno che nelle province e nei piccoli centri, dove al mercato mancherà ancora la domanda per ripartire.
Per quanto riguarda gli affitti turistici, spiega ancora l’amministratore delegato di Immobiliare.it:
“il mercato si sposta dal breve al medio termine.
Con il blocco totale degli spostamenti e degli arrivi turistici chi aveva uno o più appartamenti da affittare per brevi periodi ha dovuto fare i conti con cancellazioni e soprattutto con l’impossibilità di prendere nuove prenotazioni”.
Per questo la maggior parte dei gestori o dei proprietari sta guardando con sempre maggiore convinzione al mercato delle locazioni a medio termine, in modo da coprire i costi degli appartamenti in attesa di tempi migliori in cui il turismo potrà ripartire.
In particolare, non appena sarà consentito lo spostamento fra regioni e con l’arrivo dell’estate, nelle località turistiche le case vacanze torneranno a vivere una stagione ancor più fortunata degli scorsi anni, essendo soluzioni sicuramente meglio adatte alle nuove esigenze di isolamento rispetto ai tradizionali hotel.
Buone notizie per il mercato delle ristrutturazioni: vivere davvero la casa ne ha rivelato i limiti e i bonus incoraggiano ad accelerare.
Camere da letto troppo grandi che rubano spazio alle aree living, inutili anti-bagno che mangiano metri quadri alla stanza che ha sostituito spa e centri estetici durante la quarantena, corridoi poco vivibili e sfruttabili, terrazzi e balconi non pronti a diventare gli unici punti all’aperto frequentabili: questi sono alcuni dei problemi con cui si sono dovuti scontrare gli italiani in quarantena nelle loro case.
Tutto questo, in aggiunta ai bonus statali per la detrazione fiscale portati a coprire la totalità dei costi e a restituire anche il 10% in più ai cittadini, porterà nuova linfa al settore delle ristrutturazioni, a cui in molti si rivolgeranno per riparare alle mancanze che le mura domestiche hanno rivelato avere.
Si stima che il settore recupererà in breve tempo quanto perso nel lockdown e chiuderà il 2020 con un 15% di interventi in più rispetto all’anno scorso.
La pandemia ha risvegliato, poi, in molti il desiderio di uno spazio all’aperto in cui evadere, per così dire, dalle quattro mura domestiche.
Terrazzi e balconi sono entrati in questi mesi nei desiderata degli italiani che però restano altresì coscienti del loro controvalore economico e del budget necessario ad acquistarli come accessori di un immobile.
Il “Vorrei ma non posso” vale anche per i metri quadri in più.
Se lo smart working è diventato realtà per tanti lavoratori, parallelamente è cresciuto anche il desiderio di una stanza in più, da adibire a studio, un vezzo che in pochi si possono però permettere: in Italia il taglio più cercato è il trilocale ma le compravendite si concentrano sui bilocali, a fronte di costi più abbordabili.
E se il terrazzo non basta?
Qualcuno ha ipotizzato un vero e proprio ritorno alla campagna e a una slow life, con prezzi al metro quadro inferiori, ampi spazi verdi e ritmi meno sostenuti di quelli che caratterizzano le grandi città.
Ma il trend bucolico per ora non vede conferme nel mercato: sui quasi nove milioni di ricerche immobiliari attive, meno dell’1% durante la pandemia ha cambiato il parametro della location.
Le città rimarranno probabilmente il vero centro di interesse per lavoratori, studenti e per chi desidera acquistare come investimento. La tendenza legata all’urbanizzazione che era ampiamente in atto prima del Covid, forte della rete di collegamenti che assicurano facilità nel raggiungere posti di lavoro, poli universitari e centri di socialità, difficilmente si arresterà.
La pandemia non durerà per sempre e, anche se cambierà qualche abitudine, non stravolgerà il modello abitativo che finora si stava delineando.
Fino a pochi mesi fa in Italia la percentuale di ricerche immobiliari che partiva dal web ammontava al 70%.
Nei due mesi di lockdown il processo di digitalizzazione ha accelerato in molte sfere della vita degli italiani, compresa quella relativa all’abitazione: oggi oltre il 90% di chi comincia a cercare casa parte online. Ciò che si è ridimensionato è l’offline: normalmente chi visita una casa da comprare o affittare si fa accompagnare da familiari, amici o fidati professionisti dell’edilizia.
È quello che si chiama “turismo immobiliare” e che il lockdown ha paralizzato. Ma la paralisi durerà ragionevolmente anche nei prossimi mesi, dove il distanziamento sociale sarà d’obbligo.
Questa situazione ha incoraggiato l’utilizzo di uno strumento che prima veniva usato da appena un’agenzia immobiliare su cinque: il tour virtuale, pratica ormai diffusa alla quasi totalità degli inserzionisti.
La pandemia, infine, ha incrementato il numero di utenti intenzionati a rivolgersi a un agente immobiliare per la loro compravendita: questo perché organizzare le visite, gestire gli incontri e le pratiche oggi più che mai richiede informazione e professionalità, per ridurre al minimo i rischi di contagio.
L’agente, infatti, rispetto al privato ha il dovere di conoscere e far rispettare le norme dai suoi clienti e così garantisce sicurezza a entrambe le parti.
Fonte: monitorimmobiliare.it – 19 maggio 2020