Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani nel 2020

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L’edizione 2020 dell’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani scaturisce dalla collaborazione – iniziata con l’edizione 2011 – tra Intesa Sanpaolo e il Centro Einaudi.
L’edizione di quest’anno è stata dedicata ai risparmiatori ed agli effetti della pandemia.

La ricerca del 2020 abbraccia un arco temporale di analisi che si estende eccezionalmente dal gennaio 2019 fino all’autunno del 2020.

Si è avvalsa di tre strumenti di indagine sul campo:

  • 1) il questionario standard sul risparmio e le scelte finanziarie delle famiglie, distribuito a cadenza annuale e che nel 2020 ha raggiunto 1.516 intervistati, le cui risposte sono state raccolte tra gennaio e febbraio 2020;
  • 2) una batteria di domande specifiche, introdotte nel 2020, sull’utilizzo delle opportunità offerte dall’euro, che nel 2020 ha compiuto 18 anni dall’introduzione come moneta unica;
    3) un questionario ad hoc distribuito al termine del lockdown di marzo-maggio a 936 intervistati, omogenei con il campione generale, per raccogliere le reazioni all’impatto della crisi dovuta al nuovo coronavirus sui bilanci delle famiglie e sulle aspettative a 12-18 mesi e per indagare sulla necessità di sostegni e sull’effettiva ricezione di aiuti.

Sono 600.000 le famiglie potenzialmente in difficoltà e, una su due, è costretta a ricorrere ai risparmi per far fronte alla crisi.

L’emergenza ha riaffermato la funzione precauzionale del risparmio.
Oltre il 47% degli intervistati ha dichiarato di avervi attinto per far fronte al calo delle entrate, anche se per due terzi in misura non particolarmente rilevante.
Solo poco più del 10% del campione ha intaccato significativamente la ricchezza accumulata, con picchi oltre il 15% per la fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni, per alcune categorie professionali (gli imprenditori e liberi professionisti, gli impiegati e insegnanti, i lavoratori manuali) e per le fasce di reddito più basse.

Oltre il 15% degli intervistati ha dichiarato di aver registrato, per via del lockdown, un sensibile calo delle entrate o, addirittura, di averle perdute del tutto (3,1%).
Il 19,4% ha percepito un aiuto al reddito, chi nella forma di contributo dello Stato (9%), chi attraverso la Cassa Integrazione Guadagni (6%); il 5 per cento ha attinto dalla famiglia le risorse necessarie per far fronte alla crisi.

Rispetto al campionamento condotto prima dello scoppio della pandemia, è apparsa infine in peggioramento la valutazione di sufficienza del reddito: il saldo tra le percentuali di intervistati soddisfatti o non soddisfatti delle proprie entrate correnti è passato, dopo il lockdown, da oltre il 66% al 63,8%.

Di seguito una sintesi delle principali risultanze:

  • La pandemia fa esplodere il risparmio precauzionale.
    I depositi bancari crescono di 126 miliardi nei 12 mesi terminanti in settembre, nonostante una riduzione del PIL che dovrebbe essere valutata in circa 168 miliardi (122 dei quali già accertati nei primi nove mesi dell’anno)
  • La propensione al risparmio si impenna dall’11,8 al 20% del reddito.
    Per il 3,1% degli intervistati la crisi sanitaria è diventata una crisi economica profonda: 600 mila famiglie potenzialmente in difficoltà.
  • Una famiglia su due (47%) è costretta a ricorrere ai risparmi per far fronte alle difficoltà, ma solo il 10,2% vi attinge in misura significativa; il 15,3% vede le entrate ridursi significativamente o addirittura azzerarsi (3,1%); il 19,4% ha chiesto e ottenuto aiuti economici.
  • La crisi sanitaria peggiora anche le aspettative. Il saldo tra chi prevede un miglioramento e chi attende invece un peggioramento delle prospettive di reddito nei prossimi 12-18 mesi è negativo e pari al 20%.
  • Nel 2020 si interrompe il miglioramento dei giudizi di sufficienza del reddito. Dopo la prima ondata pandemica il saldo tra ottimisti e pessimisti scende ulteriormente dal 66,1 al 63,8%.
  • Il primo obiettivo degli investimenti resta la sicurezza (59,2%); la liquidità è stabile al secondo posto (36,7%); segue il rendimento di lungo termine.
  • Case e patrimonio: record di proprietari (77,6%). Il 58% dei patrimoni è rappresentato da case. 1,6 milioni di potenziali acquisti in vista nei prossimi 24 mesi.
  • I risparmiatori (55% del campione) superano i non risparmiatori (45%). Aumentano le ragioni per risparmiare: non solo più casa e vecchiaia, ma anche salute e sostegno dei figli.
  • Lieve assestamento verso il basso delle aspettative pensionistiche.
    La pensione media attesa scende a 1.182 euro.
    Flette dal 42,4 al 39,9% il saldo netto positivo sulla sufficienza del reddito all’epoca delle pensioni.
    Stabili i fondi pensione (12,7%). In crescita dal 10 al 14% i possessori di polizze LTC.
  • Scendono gli obbligazionisti (21,6%), ormai avvicinati dai possessori di risparmio gestito (dal 15,3 al 17,3%).
  • Il 67% degli intervistati si dichiara favorevole all’Europa e all’euro (era il 65% nel 2002).
  • Il rendimento totale (cedola e aumento di capitale) dei titoli di Stato italiani è positivo e pari a 9 punti percentuali tra gennaio e ottobre, proteggendo i portafogli. L’Unione Monetaria ha evitato che la pandemia avesse effetti negativi anche sul finanziamento dei conti pubblici.
  • La politica ultra-espansiva della BCE favorisce la crescita dei prestiti all’economia: il flusso è di 143 miliardi.

Fonte: intesanpaolo.com – 1 dicembre 2020


Per maggiori informazioni:
Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani | Intesasanpaolo.com e Centro Luigi Einaudi