Lunedì 30 maggio si terrà la presentazione dei dati territoriali del censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, alla luce dei Focus curati e editi dalle sedi territoriali dell’Istat.
Da questi dati si rileva che al 31 dicembre 2020, data di riferimento della terza edizione del Censimento permanente della popolazione, nel Lazio si contano 5.730.399 residenti.
Al netto degli aggiustamenti statistici derivanti dalla nuova metodologia di calcolo, i dati censuari registrano, rispetto all’edizione 2019, una diminuzione di oltre 25.000 persone (-0,4%).
La distribuzione territoriale della popolazione laziale mostra un forte squilibrio tra l’area della provincia di Roma e il resto delle province.
Distribuzione della popolazione residente:
Quasi i tre quarti della popolazione vivono in provincia di Roma, che ricopre il 31,1% del territorio e presenta il valore più alto di densità (789.000 per km2, contro 332,5 in media nella regione).
All’opposto, le province di Viterbo e Rieti, che insieme coprono il 37% della superficie regionale, hanno i più bassi livelli di densità di popolazione, 85,4 e 55 abitanti per km2.
Con 21.863 residenti in meno rispetto al 2019 (-0,5%), la provincia di Roma assorbe l’86,4% del calo demografico della regione.
Anche nell’ultimo anno, nella provincia di Frosinone si riscontra il decremento più consistente in termini relativi (-1%, equivalente a quasi 5 mila persone), seguita da Rieti (-0,8%, -1.162 residenti).
Solo in provincia di Latina si rileva un incremento della popolazione (+0,6%, +3.632).
Tra il 2019 e il 2020 non hanno subito perdite di popolazione 146 comuni (dei 378 laziali) e tra questi solo due capoluoghi di provincia, Latina (+523 persone) e Viterbo (+202).
Sono invece 232 i comuni che registrano una diminuzione di residenti: in valore assoluto, dopo il comune di Roma (-38.067), le perdite più consistenti si rilevano nei comuni di Cassino (-783), Rieti e Mentana (-697 per entrambi).
Sotto il profilo della dimensione demografica, il calo riguarda 200 comuni con popolazione fino a 10.000 abitanti (2 su 3), in particolare l’81,7% dei comuni con popolazione tra 1.001 e 5.000 residenti e soltanto 2 degli 11 comuni più grandi (oltre 50 mila abitanti), la Capitale e Velletri (-625 persone).
Invece, tra gli altri 9 comuni più popolosi, Anzio è quello con l’incremento più ampio in termini assoluti e relativi (+5.503, +10,5%), seguito da Fiumicino (+3.898, +5,1%) e Pomezia (+2.421, +3,9%).
Età della popolazione:
La popolazione laziale presenta nel 2020 una struttura per età complessivamente in linea con il resto del Paese, con una leggera prevalenza delle donne tra i 35 e i 59 anni.
L’età media, sostanzialmente stabile rispetto al 2019, è di 45,2 anni contro i 45,4 della media nazionale.
Aumenta l’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14), che passa da 169,3 del 2019 a 172,9 del 2020.
Aumenta inoltre l’indice di dipendenza degli anziani (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione 15-64) da 54,5 a 55,3, mentre si riduce l’indice di struttura della popolazione attiva (rapporto tra la componente più anziana e quella più giovane della popolazione in età lavorativa): nel 2020 ci sono 147,7 residenti nella classe di età 40-64, ogni 100 di 15-39 anni (146,2 nel 2019).
A livello provinciale, Rieti presenta la struttura demografica più anziana nella regione: l’età media supera i 47 anni e ci sono quasi 240 persone con età superiore a 65 anni ogni 100 ragazzi tra 0 e 14 anni (indice di vecchiaia).
Il processo di invecchiamento si manifesta anche con un indice di dipendenza degli anziani particolarmente elevato (42,3 contro la media regionale di 35,1).
All’opposto, Roma e Latina presentano una struttura demografica relativamente più giovane, con un’età media rispettivamente di 45,1 e 44,4 anni e l’indice di vecchiaia pari a 167,2 a Roma e 163,8 a Latina.
Le due province registrano inoltre i valori più bassi dell’indice di dipendenza degli anziani (circa 34).
A Latina e Frosinone l’indice di struttura della popolazione attiva (rispettivamente 137,0 e 137,6) è inferiore alla media regionale e nazionale.
Caratteristiche delle famiglie:
Al 31 dicembre 2019 vivono nel Lazio più di 2,5 milioni di famiglie, con un incremento percentuale di 0,3% rispetto all’anno precedente (+0,5% il valore nazionale).
Il numero medio di componenti per famiglia è di 2,2 unità, leggermente sotto la media nazionale di 2,3 componenti.
Nella regione la tipologia familiare più frequente è quella delle famiglie unipersonali (39,3% del totale contro 35,1% della media nazionale), seguono le famiglie con due componenti (24,9%).
Le famiglie di tre e quattro componenti rappresentano il 31,4% del totale.
Tra le province, Frosinone e Latina presentano una maggiore dimensione media familiare (2,4 componenti).
I comuni di Cisterna di Latina e Spigno Saturnia in provincia di Latina, e Broccostella, in provincia di Frosinone, raggiungono la media di 2,8 componenti.
Nelle altre province il numero medio di componenti è in linea con la media regionale (pari a 2,2).
In provincia di Rieti, i piccoli comuni di Marcetelli e Micigliano, sono caratterizzati da una dimensione particolarmente ridotta (rispettivamente 1,3 e 1,4).
La provincia di Frosinone presenta la minore quota di famiglie con stranieri, meno della metà della corrispondente percentuale regionale.
In particolare solo il 4,2% delle famiglie è formato esclusivamente da stranieri.
La provincia di Roma spicca invece per la più forte integrazione (il 13,2% delle famiglie includono almeno uno straniero).
Livello di istruzione:
Si innalza il livello medio d’istruzione della popolazione residente di 9 anni e più nel Lazio, grazie alla crescita continua della scolarizzazione e al conseguimento di titoli di livello superiore.
Rispetto al 2019 diminuisce la quota di popolazione con un basso livello d’istruzione: coloro che sono privi di un titolo di studio passano da 3,9 a 3,7%, le licenze elementari da 12,7 a 12,3%, quelle di scuola media da 25,7 a 25,5%.
Nel contempo è cresciuta la percentuale dei diplomati2 e delle persone con istruzione terziaria (e superiore3), attestandosi a 39,3% e a 19,2% rispettivamente.
La crescita dell’istruzione universitaria è da attribuire ai titoli di II livello (le persone aumentano di quasi 33 mila, pari a +4,6%), attenuata dalla contrazione dell’1,5% nei titoli di I livello.
L’istruzione nel Lazio è nel complesso in una condizione di vantaggio rispetto alla situazione nazionale.
Nonostante l’analfabetismo o l’assenza di un titolo d’istruzione siano in regione meno diffusi rispetto al contesto medio nazionale (3,7% a fronte di 4,4%), si registrano divari consistenti.
Nelle province di Frosinone e Latina si rileva la quota più alta di persone senza alcun titolo di studio (4,6% per entrambe), mentre nelle province di Roma e Rieti il valore è inferiore di oltre un punto percentuale.
Con valori superiori alla media nazionale, a Frosinone si riscontra la percentuale più alta di persone con la licenza di scuola elementare (16,2%), a Viterbo e Latina quella per la licenza di scuola media (circa 30%), contro l’11,2% di Roma per l’istruzione primaria e il 24,2% per l’istruzione secondaria di primo grado.
Rispetto alle altre province, nella provincia di Roma si osserva l’incidenza più contenuta dell’istruzione di base e quella più rilevante per i titoli di studio più alti.
A Roma si conta quasi un dottore di ricerca su 100 residenti (contro lo 0,4% nazionale), mentre la maggiore criticità si rileva in provincia di Frosinone (0,2%).
In corrispondenza del titolo terziario di II livello, la provincia di Roma si colloca, da sola, sopra la media italiana (15,8%, con uno scarto positivo di 5 punti percentuali). Per l’istruzione terziaria di I livello si passa dal 4,5% di Roma al 3,9% di Latina, superando in tutte le province il valore nazionale (3,8%).
Lo stesso accade per la quota di residenti in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado: i valori oscillano tra il 36,4% di Viterbo e il 40,0% di Roma (36% in media nazionale).
La distribuzione del grado di istruzione della popolazione laziale si caratterizza però per una peculiare geografia provinciale, condizionata dalla struttura per età e cittadinanza della popolazione e dal tessuto socio-economico di riferimento, per la presenza di strutture universitarie o di adeguate infrastrutture di mobilità.
I risultati del Censimento consentono di cogliere le differenze territoriali del grado di istruzione rispetto ad alcune caratteristiche della popolazione residente, come il sesso e la cittadinanza (italiana o straniera).
Raggiungono un titolo terziario (I, II livello o dottorato) più donne che uomini: su 100 persone residenti in regione con titolo universitario, 55 sono donne.
Esse rappresentano il 20,4% della popolazione femminile di 9 anni e oltre (rispetto al 17,9% degli uomini).
La componente femminile sfiora il 59% tra i residenti in possesso della licenza elementare e tra quelli che non hanno conseguito alcun titolo di studio, laddove le donne senza istruzione sono il 4,2% (a fronte del 3,2% degli uomini).
Il divario di genere tende a scomparire in corrispondenza del diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale (50,2% donne, 49,8% uomini) mentre per la licenza di scuola media prevale la componente maschile (52,2%).
La disuguaglianza di genere, nel complesso in linea con la media nazionale, si articola in maniera diversa nel confronto provinciale tra i diversi gradi di istruzione.
Tra i laureati di II livello, il gap a favore delle donne è più contenuto nelle province di Roma e Viterbo (quasi 9 punti percentuali), più elevato nella provincia di Frosinone (14,4 punti); la disparità tra i sessi è meno difforme tra le province, ma più ampia, per i laureati di I livello, con valori che oscillano tra i 15 e i 18 punti.
Tra i titolari di un dottorato di ricerca la distribuzione è piuttosto differenziata, prevale la componente maschile solo a Rieti (11 punti), all’opposto a Viterbo si riscontra il medesimo divario, ma a favore delle donne.
La distribuzione del titolo di studio tra italiani e stranieri dipende non solo dal diverso background socio-economico, ma anche dalla struttura per età e genere che contraddistingue le diverse cittadinanze.
Tra gli stranieri residenti prevalgono coloro che sono in possesso del diploma di scuola secondaria (42,6% contro 38,9% per gli italiani) e quelli con la licenza media (28,1% contro 25,2%).
La percentuale di stranieri con titolo universitario è pari a 14,7%, con uno scarto negativo di 5 punti percentuali rispetto agli italiani con lo stesso titolo.
Anche per i residenti con la licenza elementare la quota degli stranieri (8,7%) è inferiore alla corrispondente quota della componente italiana.
Lo squilibrio più consistente in termini relativi, seppur inferiore rispetto a quello medio nazionale, si registra per gli stranieri analfabeti o alfabeti privi di titolo di studio: sono il 5,8% rispetto al 3,4% degli italiani.
Spostamenti per motivi di studio o lavoro:
Al 31 dicembre 2019 sono 2.987.820 le persone che effettuano spostamenti quotidiani per recarsi al luogo di studio o di lavoro, ossia il 51,9% della popolazione residente.
La quota è più elevata nella provincia di Roma (53,4%), seguita da Latina (48,7%) e Viterbo (48,2%).
Nel 73,1% dei casi lo spostamento avviene all’interno dello stesso comune di dimora abituale (2.185.422 residenti), nel restante 26,9% (802.398 residenti) ci si reca in altri comuni.
La geografia degli spostamenti è piuttosto differenziata in conseguenza delle diverse caratteristiche dei territori provinciali.
Gli spostamenti intra-comunali si concentrano nella provincia di Roma (78,0%), seguita da Latina (64,3%), ma sono prevalenti anche nelle altre province, seppur con una percentuale di poco superiore al 50% per Frosinone e Rieti
Fonte: ISTAT – 22 marzo 2022