Nell’audizione presso la Commissione Finanze della Camera sulla proposta di legge relativa alla nuova Imu 2019, l’ISTAT ha evidenziato quale sia il rapporto medio tra il valore di mercato e quello catastale.
Prendendo a riferimento un rapporto medio tra valore di mercato e valore catastale pari a “1” nel 1991, l’evoluzione del rapporto medio nazionale tra valore di mercato e valore catastale, limitatamente alle abitazioni, risulta essere 2,35 nell’anno 2000 (ossia un valore di mercato 2,35 volte superiore al valore catastale), 3,39 nel 2005, 2,16 nel 2013, 2,05 nel 2015, 1,92 nel 2017.
Tra il 2000 ed il 2005, il passaggio da un rapporto pari a 2,35 a 3,39, quando il valore di mercato superò più di tre volte quello catastale, fu dettato dall’impetuosa crescita dei prezzi delle abitazioni, quindi da un aumento del numeratore nel rapporto.
Nel 2013, la netta caduta di detto rapporto (-36%) fu dovuta all’incremento dei coefficienti moltiplicativi (+60%) avvenuto nel 2011 nel passaggio da ICI a IMU, e alla riduzione nei prezzi. Secondo l’Istat vi fu una riduzione dei prezzi dell’8,8%, e a causa della ulteriore riduzione dei prezzi delle abitazioni il rapporto si è ridotto fino all’1,92 nel 2017.
Il dato del 2017 (1,92) è un rapporto medio, a livello regionale si va dall’1,42 del Friuli-Venezia Giulia al 3,36 del Trentino-Alto Adige.
In circa 205 comuni, pari all’1,9% dello stock abitativo, tale rapporto risulta essere uguale o inferiore all’unità, ossia i valori di mercato sono in media inferiori, o al più pari, a quelli catastali.
Fonte: camera.it – Seduta n.1 di Mercoledì 20 marzo 2019