ISTAT: nel 2019 il 93% delle abitazioni era detenuto dalle famiglie (81% come abitazioni principali o seconde case e 12% per investimento e locazione)

ISTAT-ATTIVITÀ-NON-FINANZIARIE-PER-SETTORE-ISTITUZIONALE-Anni-2005-2019

L’Istat ha pubblicato il report sulla ricchezza non finanziaria in Italia nel 2019.
La “ricchezza non finanziaria” esprime il valore delle attività patrimoniali, materiali e immateriali, detenute dai settori istituzionali delle società non finanziarie, società finanziarie, amministrazioni pubbliche, famiglie e istituzioni sociali private senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

Appurato che lo stock di attività reali, dei settori istituzionali residenti, abbia un valore di circa 10.377 miliardi di euro (-0,1%, rispetto al 2018), dedichiamo il nostro focus alle “famiglie”.

Nella fattispecie, la definizione comprende le famiglie consumatrici (individui o gruppi di individui nella loro qualità di consumatori) e le famiglie produttrici, ossia le imprese individuali, le società semplici e di fatto che impiegano fino a 5 addetti, produttrici di beni e servizi non finanziari destinabili alla vendita e le unità, prive di dipendenti, produttrici di servizi ausiliari dell’intermediazione finanziaria.

La produzione delle stime beneficia della collaborazione dell’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia delle Entrate, del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’economia e delle finanze e della Banca d’Italia.

ISTAT-ATTIVITÀ-NON-FINANZIARIE-PER-SETTORE-ISTITUZIONALE-Anno-2019-milioni-di-euro-e-variazioni-percentuali

Risulta sostanzialmente invariata la ricchezza non finanziaria delle famiglie: la contrazione che si registra per tutte le tipologie di beni di cui il settore è proprietario porta ad una perdita di ricchezza pari a poco più di 13 miliardi di euro (-0,2%).

Il 93% delle abitazioni è detenuto dal settore delle famiglie.
Nel 2019, le famiglie consumatrici risultano proprietarie dell’81% del valore del patrimonio residenziale: si tratta di unità residenziali utilizzate come abitazione principale o a disposizione delle famiglie come seconde case (soprattutto case per vacanza).
Il restante 12% circa di proprietà delle famiglie è costituito da unità detenute dalle famiglie a scopo prevalente di investimento e di attività di locazione che, coerentemente con i criteri di classificazione adottati nei conti nazionali, sono classificate come proprietà delle famiglie produttrici.

Le quote maggiori del valore di immobili non residenziali sono possedute dalle società non finanziarie (quasi il 50% nel 2019) e da famiglie (circa il 31%).
Le unità immobiliari di proprietà di quest’ultime includono sia immobili detenuti dalle piccole imprese, per fini strumentali all’attività produttiva, sia immobili non residenziali di proprietà delle famiglie dati in locazione (prevalentemente uffici, studi e negozi).

A fronte di risultati positivi per tutti gli altri settori, lo stock produttivo delle piccole imprese (inserite nel settore delle famiglie) risulta in controtendenza, continuando a registrare una discesa, pur se con un ritmo rallentato.
La contrazione dell’ultimo anno (-0,4%) risulta inferiore sia a quella media del periodo 2017-2019 (-0,8%) sia, soprattutto, a quella particolarmente marcata del periodo precedente (-2,5%, tra il 2011 e il 2017).

Per le società non finanziarie e le famiglie produttrici, la componente principale è rappresentata dagli impianti e macchinari produttivi (intorno al 60% per entrambi i settori), seguita dai mezzi di trasporto (oltre il 15% per le società non finanziarie e il 19% per le famiglie).

Prosegue la crescita dello stock di beni di consumo durevoli delle famiglie:
I beni di consumo durevoli sono assimilabili, in termini economici, a beni capitali in quanto utilizzati dalle famiglie per periodi di tempo superiori ad un anno (ad esempio, l’automobile), ma sono classificati come consumi finali negli schemi di Contabilità nazionale.

Nel 2019 lo stock di beni durevoli ammontava a 553 miliardi.
Negli anni compresi tra il 2005 e il 2008, il tasso di crescita dello stock di beni durevoli è stato sostenuto, con un incremento medio annuo del 3,7%.
Nel triennio successivo lo stock si è ulteriormente incrementato, seppure a un ritmo inferiore (tra il 2008 e il 2011, si è registrata una crescita media annua del 2,0%).

Dopo una fase di contrazione tra il 2012 e il 2015, lo stock ha ripreso a crescere, ad un ritmo moderato, tra il 2016 e il 2018 e in misura più marcata nell’ultimo anno (+1,5%, nel 2019), grazie soprattutto alla dinamica degli acquisti di automobili.


Fonte: ISTAT | La ricchezza non finanziaria in Italia (anni 2005-2019) – 19 luglio 2021