A distanza di tre mesi dalla scoperta dei primi casi di Covid-19 in Italia e a due mesi dalla decisione di imporre al Paese una quarantena senza precedenti, l’impatto della pandemia sull’economia italiana ed europea sta iniziando a delinearsi con maggiore chiarezza.
Le stime elaborate da Scenari Immobiliari – l’Istituto indipendente di studi e ricerche che analizza i mercati immobiliari ed in generale l’economia del territorio in Italia ed in Europa – nel primo Outlook europeo 2020, indicano un calo del fatturato del 18,1%, sotto i mille miliardi di Euro, per il complesso dei 28 paesi europei.
Si prevede un calo meno accentuato per le cinque economie più importanti (Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Italia) con un decremento che si ferma al 14,1% ed un fatturato di poco inferiore a 700 miliardi di Euro.
Le variazioni attese, rispetto allo scorso anno, vanno dal meno 10,3% della Germania al meno 20,4% della Spagna.
“Il fatturato del mercato immobiliare italiano – commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – potrebbe subire un calo del 18,3%, per sfiorare i 106 miliardi di Euro nel 2020.
Sono soprattutto i volumi scambiati a ridursi, per effetto di un blocco totale di tre mesi e una lenta fase di risalita per un periodo analogo. Le quotazioni medie sono in lieve calo, ma con settori in crescita come la logistica.
Tuttavia, per il 2021 si attende in tutta Europa un netto rimbalzo dei mercati”.
Nonostante il mercato immobiliare italiano fosse in ritardo rispetto alle performance registrate negli altri principali Paesi europei, il 2019 aveva chiuso con un fatturato totale in crescita di circa quattro punti percentuali, al di sopra della media registrata dai principali cinque Paesi (3,6%), per circa centotrenta miliardi di Euro.
Per il secondo anno consecutivo tutti i comparti avevano il segno positivo, con alcune performance particolari come nel settore alberghiero e negli investimenti internazionali.
Il volume totale degli investimenti nell’immobiliare italiano da parte degli stranieri nel 2019 aveva battuto tutti i record precedenti, generando un volume superiore ai dodici miliardi di Euro, con una crescita del 37% sul 2018 e del sei% sul 2017 (che deteneva il precedente record con 11,2 miliardi di Euro di investimenti).
Il “grande malato” del mercato italiano continua ad essere il residenziale (che ne rappresenta quasi il 75%) con una domanda in crescita, ma un’offerta di bassa qualità che spiegano anche le quotazioni ancorate allo zero.
Il parallelismo con la crisi post 11 Settembre 2001:
Per Mario Breglia – Presidente di Scenari Immobiliari – la situazione attuale potrebbe essere paragonata a quanto accadde dopo l’undici settembre 2001.
“Anche allora, si mise in discussione il modello di crescita delle città, la conurbazione eccessiva e la mancanza di attenzione alla sicurezza dei cittadini.
Un certo modello di sviluppo era dato per morto. Per finita la costruzione dei grattacieli perché obiettivi troppo facili da colpire.
Il nuovo modello di sviluppo doveva guardare ai piccoli centri e non alle metropoli.
Come oggi, crollò il turismo e fu messa in discussione la globalizzazione.”
In realtà però nel quinquennio successivo all’undici settembre 2001 il mercato immobiliare italiano è cresciuto del 27% (i prezzi di quasi il 20%) e quello europeo del 35%, con un incremento delle nuove costruzioni superiore al secondo dopoguerra.
Non fu per niente, come molti pensavano, la fine del real estate.
Verso una ridefinizione dello spazio vitale individuale:
Per Breglia la crisi che stiamo vivendo servirà da stimolo e offrirà una forte spinta verso l’innovazione e la qualità.
Si andrà verso una ridefinizione del concetto di ‘spazio vitale individuale’, con una nuova consapevolezza dei bisogni delle persone, sia in ambito residenziale che in un contesto lavorativo.
“L’aver vissuto per settimane in case vecchie o senza balconi, cambierà le prospettive di investimento della famiglia, spiega.
Piuttosto che il nuovo modello di suv, meglio una casa con una stanza in più”.
Allo stesso modo, negli uffici ci sarà necessità di più metri quadrati per addetto.
La logica dello sfruttamento intensivo dello spazio è ormai superata. Vanno ripensati i luoghi del lavoro su superfici maggiori e con servizi innovativi.
Fonte: wikicasa.it – 14 maggio 2020