Nel primo quadrimestre di quest’anno, si conferma la flessione dei mutui per l’acquisto di abitazioni (-11,1%), benché in attenuazione rispetto al 2023 (-37,8%).
Viene comunque rimarcata la preferenza verso il tasso fisso (che rappresenta l’86% dei contratti relativi), anche per effetto della forte ripresa delle surroghe (+61,3%).
Secondo queste rilevazioni di CRIF – azienda globale specializzata in sistemi di informazioni creditizie e di business information – l’attività complessiva di erogazione di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici nel 2023, ha segnato comunque una decisa contrazione dei flussi (-34,2%), che si è attenuata appunto nei primi quattro mesi del 2024 (-7,2%).
Il risultato ha avuto un impatto negativo sulle compravendite residenziali (-9,7% nel 2023 e -7,2% nel primo trimestre 2024), confermando l’importanza del credito per il progetto casa delle famiglie.
Anche l’importo medio erogato si è ridotto a 125.000 euro nei primi mesi del 2024 (era 138.000 euro nel 2022).
Dal 2023 si osserva un ritorno alle erogazioni a tasso fisso (86% nei primi mesi del 2024, dal 74% del 2023), anche per effetto della forte ripresa delle surroghe (+69%, nel 2023), che prosegue nei primi quattro mesi del 2024 (+61,3%).
Per tale tipologia di mutui il valore medio erogato si porta a 143.000 euro, a indicare che vengono traslati su altri operatori, che offrono condizioni migliori, contratti a tassi variabili di recente stipula.
Aumentano le quote di credito a sostegno della transizione ecologica delle famiglie:
Un contributo positivo è venuto anche dal credito a sostegno della transizione green, sia nell’ambito dei mutui immobiliari (l’incidenza dei mutui d’acquisto di abitazioni green si porta al 12%, dall’11% del 2022), sia nel credito al consumo (la quota di finanziamenti finalizzati per mobilità sostenibile degli operatori multi-prodotto è pari al 15% nel 2023, dal 13% del 2022), che per quella dei finanziamenti finalizzati all’acquisto di beni per l’efficientamento energetico delle abitazioni (quali, ad esempio, impianti fotovoltaici, attrezzature per isolamento termico, pompe di calore), pari al 22% sul valore totale dei finanziamenti in ambito casa (dal 21% del 2022).
Nell’ultimo trimestre 2023 e primo trimestre 2024, è aumentata lievemente la rischiosità sia dei mutui sia del credito al consumo, dopo tre trimestri di relativa stabilità:
Tra la chiusura dell’anno precedente e l’inizio del 2024, l’economia italiana ha conseguito una serie ininterrotta di rialzi in termini di Pil.
In questa situazione, stressata però dalla continua riduzione del potere di spesa degli italiani, la dinamica degli indicatori relativi alla qualità del credito, che avevano presentato una stabilizzazione della rischiosità nei primi 9 mesi del 2023, inverte la tendenza, raggiungendo l’1,4% a marzo 2024.
Si tratta comunque di livelli di rischiosità contenuti, che non sembrano destare allarmi e che di fatto esprimono l’andamento del credito al consumo per entrambe le forme tecniche (personale e finalizzato).
La qualità del credito rimane comunque elevata e su valori fisiologici:
Per i mutui ipotecari non si osservano scostamenti rilevanti nella qualità del credito, anche se merita una nota di attenzione l’analisi delle sofferenze, che mette in evidenza come queste si incrementino, seppure in modo non accentuato, in particolare nella prima parte del 2024.
La possibilità di surroga facilitata, come da Legge di Bilancio 2023, in una situazione di tassi fissi più vantaggiosi rispetto ai tassi variabili, ha rappresentato un’opportunità importante per le famiglie per limitare il rischio e consentire la resilienza del sistema.
Dopo il punto di minimo toccato nel 2023, il credito complessivo alle famiglie inverte la rotta nel 2024 e torna a crescere a ritmi che si consolideranno nel prossimo biennio, al di sotto di quelli che hanno caratterizzato la fase post Covid:
Il 2024 si presenta come un anno di transizione per l’economia italiana, segnato dal passaggio dalle grandi turbolenze e difficoltà dell’ultimo quinquennio verso un percorso che dovrebbe garantire maggiore stabilità, seppur non privo di ostacoli.
La velocità e l’intensità del rientro dal Superbonus 110% e, contemporaneamente, l’attuazione del PNRR, rappresentano sfide significative.
In prospettiva la crescita del Pil resterebbe attorno al +1% negli anni di previsione e l’inflazione si stabilizzerebbe attorno al 2%, con un grado di incertezza che resta elevato per il persistere di rischi geopolitici.
Le previsioni:
In questo quadro, il credito complessivo alle famiglie tornerà a crescere dal 2024, anche se a ritmi moderati.
La ripresa del potere di acquisto e il graduale miglioramento della situazione reddituale delle famiglie favoriranno il ricorso al credito, anche se quest’anno lo spazio di ampliamento della spesa delle famiglie sarà marginale.
Questo perché i comportamenti delle famiglie dovrebbero essere ancora improntati alla cautela, per effetto dell’erosione dell’extra-risparmio accumulato durante la pandemia, causata da un biennio di forte crescita dell’inflazione.
Dopo il deciso calo del 2023, dovrebbero tornare comunque a crescere i flussi di prestiti per acquisto abitazioni.
Il rallentamento del ciclo economico, la politica fiscale più restrittiva del recente passato e la maggior incidenza degli oneri finanziari sui redditi delle famiglie, porteranno ad un aumento della rischiosità del credito, che però non tornerà ai livelli elevati del passato.
È importante infatti evidenziare che l’esposizione delle famiglie, ai rialzi dell’onere del servizio del debito, è contenuta.
Infatti, a dicembre 2023 l’ammontare complessivo di mutui in essere a tasso fisso è circa del 65% e il credito al consumo è erogato a tasso fisso per oltre il 90%.
I mutui a tasso variabile sono peraltro più diffusi tra percettori di redditi più elevati, segno che anche gli istituti finanziari hanno saputo indirizzare le famiglie a minor reddito verso forme di contratto a tasso fisso e, quindi, verso scelte più sostenibili in base alla situazione presente alla data di contrattazione.
Inoltre, le famiglie italiane continuano a caratterizzarsi, rispetto alla media europea, per un livello di indebitamento relativamente contenuto e in ulteriore riduzione negli anni di previsione, con una incidenza delle famiglie vulnerabili (poco sopra il 2% nel 2023) che dovrebbe restare sotto controllo.
Fonte: CRIF – 20 giugno 2024