Polacchi senza tasso fisso, olandesi super indebitati, ungheresi alle prese con prezzi immobiliari alle stelle.
Se il mercato europeo ha un tratto comune, il livello abbordabile dei tassi di interesse grazie all’impulso della Bce, analizzando il settore dei mutui e il comparto residenziale del Vecchio Continente, si scoprono curiosità interessanti.
Questo è possibile grazie al dettagliato studio “Hypostat 2021”, redatto dalla European Mortgage Federation.
A quanto ammonta lo stock di mutui in Europa? Una cifra astronomica.
Considerando i Paesi euro si arriva a 6,17 trilioni (cioè miliardi di miliardi), ma aggiungendo Gran Bretagna, Norvegia e Islanda si tocca la cifra di 7,83 trilioni.
L’Italia “contribuisce” con circa 391 miliardi.
Questo è il volume totale dei finanziamenti in essere, mentre nell’ultimo anno si calcola che le nuove erogazioni siano state circa 1 trilione.
Un livello alto, favorito dalla politica monetaria accomodante della Bce.
I mutui, peraltro, sono una fetta essenziale dell’economia, perché equivalgono al 46,1% del Pil europeo.
Due terzi degli Europei sono proprietari di casa:
Nel nostro Continente, il 69,3% della popolazione è proprietaria di casa (qualche punto in più rispetto al 65% degli Stati Uniti), ma solo il 25% risulta titolare di un mutuo.
In Italia siamo poco sopra il 70% come famiglie proprietarie di casa, di cui circa il 15% con il mutuo.
Di quale entità parliamo?
In media, il debito residuo per mutuatario (dato diverso rispetto all’ammontare dell’erogazione iniziale) è di 68.000 euro, ma in alcuni Paesi come Lussemburgo, Danimarca, Svezia e Romania si arriva oltre i 100.000 euro.
L’Italia è invece poco sotto i 60.000 euro.
Quali sono i Paesi più abituati a contrarre debiti?
In testa c’è l’Olanda, dove il 60% dei proprietari di casa è titolare di un mutuo. E infatti in Olanda lo stock dei mutui in essere è il doppio del nostro: 758 miliardi.
Segue la Svezia, con più del 50% e la Danimarca con il 45%.
Per dare un’idea del raffronto, in Italia, benché i mutui siano molto usati, circa il 15% dei proprietari ha un mutuo in corso.
Questo perché, nel nostro Paese, esistono una ricchezza “liquida” e un’abitudine a tramandare l’abitazione di proprietà ai figli, che permettono spesso di comprare la casa “cash” o comunque garantiscono all’immobile il passaggio generazionale.
Mentre nel Nord Europa c’è maggior dimestichezza a ricorrere al credito.
Altre curiosità.
In Polonia, praticamente non esiste il tasso fisso, quello che da noi ha dominato negli ultimi anni. Le banche concedono solo il variabile.
A livello di tassi di interesse, il punto più basso è stato toccato in Norvegia, dove lo scorso anno si è scesi allo 0%.
E le case? | Dinamiche opposte sul fronte prezzi:
Se in molti si lamentano, ed è comprensibile, del livello dei prezzi degli immobili di casa nostra, specialmente nelle piazze come Roma, Milano, Firenze, Venezia, bisogna sapere che in realtà questi valori da noi si sono sgonfiati nell’ultimo decennio.
E sono altri, invece, i mercati che stanno andando incontro a una vera e propria bolla.
In Ungheria, per esempio, fra 2011 e 2020 i valori sono più che raddoppiati, esplosi del +120%.
Nel piccolo Lussemburgo siamo a +80%, +70% in Repubblica Ceca ed è vicina al +60% la Germania, un grande mercato che però, intorno agli anni 2006-2008, non aveva subito le impennate di casa nostra.
Se parliamo di prezzi della abitazioni, però, il record è sempre appannaggio degli inglesi.
Nel Regno Unito il valore medio è di 252.000 sterline, oltre 295.000 euro.
In Italia (questa era l’ultima elaborazione fornita dalle Agenzia delle Entrate) siamo intorno ai 162.000 euro.
I mutui per la transizione ecologica:
Il report dell’Emf, però, persegue un obiettivo preciso, che sta alla base della raccolta di dati sul settore mutui europeo.
Il tema dei finanziamenti infatti si collega direttamente a quello della sostenibilità ambientale e della lotta contro il surriscaldamento del Pianeta.
Si calcola, infatti, che gli edifici (non solo quelli residenziali) siano approssimativamente responsabili del 40% del consumo di energia e del 36% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera.
Oltre il 35% degli edifici europei è stato costruito più di 50 anni fa e il 75% è da considerare “non efficiente”, dal punto di vista energetico.
Il rinnovamento degli immobili, dunque, è parte integrante della strategia ambientale.
Per questo l’organizzazione EMF ha dato vita a un’iniziativa europea, che coinvolge già decine di banche, che dovrebbe portare alla definizione di una sorta di bollino comunitario di “mutuo verde”, tecnicamente “energy efficient mortgage label”.
Nel concreto, gli istituti di credito aderenti si impegnano a definire le caratteristiche comuni dei mutui concessi appositamente per finanziare l’acquisto o la ristrutturazione di case ad alta efficienza energetica, concedendo ai clienti tassi di favore rispetto a quelli standard.
Finora, per l’Italia, hanno aderito BNL, Banca Sella, Banco Bpm, CiviBank, Credit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo, Sudtiroler Sparkasse, Unicredit e Volksbank.
Fonte: immobiliare.it – 30 novembre 2021