MUTUI: i tassi applicati cominciano a risentirne e il trend potrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi

Mutui - preoccupazione

Con l’inflazione in crescita del 5,7%, un livello che in Italia non si vedeva dal 1995, è il momento di giocare in difesa.
Puntando a minimizzare l’impatto sul proprio portafoglio, qualora sia possibile.

Vale anche per i mutui, che solitamente sono la forma di finanziamento più consistente di ogni famiglia.
Proviamo a capire cosa cambia con il carovita per i finanziamenti vecchi e nuovi, per quelli a tasso fisso e variabile.

I contratti di mutuo già esistenti e l’inflazione:
Cominciamo col dire che nulla cambia per chi ha in essere un mutuo a tasso fisso.
Quando lo ha acceso, ha accettato di pagare qualcosa in più rispetto all’opzione variabile proprio per avere le spalle coperte in futuro.
Quindi, che i prezzi al consumo scendano o salgano, che la Bce adotti una stretta sui tassi o li lasci ancora a lungo a zero, nulla cambierà.

Per chi ha in essere un mutuo a tasso variabile, finora è cambiato poco o nulla, dato che l’indice di riferimento per questi contratti, l’Euribor a 3 mesi, resta in negativo, intorno a -0,50%.
Qualora l’indicatore dovesse salire improvvisamente, o in ogni caso per chi volesse rimettersi al riparo da questa eventualità, ci sono due strade percorribili.

  • La prima consiste nel rinegoziare il mutuo con la propria banca, passando al fisso, con l’istituto che non è tenuto necessariamente ad accettare;
  • La seconda è la surroga, cioè il trasferimento del debito a un’altra banca e la trasformazione della quota rimanente in finanziamento a tasso fisso.

In entrambi i casi si tratta di operazioni che non comportano spese extra, anche le spese del notaio necessario per la surroga sono a carico della nuova banca.

Cosa scegliere oggi:
Lo scenario cambia per chi sta progettando di sottoscrivere un mutuo.
Se non vi è un impatto sul variabile, l’Eurirs a 20 anni, l’indice che costituisce il riferimento per i mutui a tasso fisso (a questo valore va aggiunto lo spread per arrivare a determinare il tasso finale), è in salita e oggi si attesta intorno all’1,2%, un valore quattro volte superiore rispetto a dodici mesi fa.
Un trend dovuto proprio all’impennata dell’inflazione.

Dunque, chi oggi sottoscrive un mutuo a tasso fisso si trova a pagare qualcosa in più rispetto ai mesi scorsi.
Con il risultato che il tasso finale per i sottoscrittori di solito parte dall’1,20%, anche se poi molto dipende dall’importo richiesto rispetto al totale della spesa e dalle garanzie offerte dal mutuatario.

In ogni caso, il confronto online aiuta a risparmiare: si pensi che la media delle migliori offerte a 20 e 30 anni su Mutuionline.it è di 0,95%, oltre mezzo punto percentuale in meno dei tassi medi.
Resta invece sempre ai minimi storici il tasso variabile medio che si attesta sullo 0,77%.

Lo scenario resta comunque favorevole, tanto che crescono sia le richieste, sia la durata media delle stesse, arrivata ormai a 24 anni.
È possibile risparmiare ulteriormente se si punta sui mutui green, che a 20-30 anni presentano un tasso medio dell’1,29% contro l’1,58% di quelli tradizionali nell’opzione fissa, dello 0,58% contro lo 0,77% in quella variabile.


Fonte: mutuionline.it – 30 marzo 2022