Nel 14° rapporto sulla finanza immobiliare di Nomisma, sono stati analizzati trend e previsioni per i prossimi anni, alla luce dei nuovi modi di abitare delle famiglie italiane.
L’immagine che scaturisce dalla consueta indagine sulle famiglie italiane è quella di un Paese comprensibilmente ferito, ma in cui sta progressivamente aumentando la fiducia sulle possibilità di risalita dal baratro nel quale – per effetto della pandemia – era piombato.
Nell’ultimo anno si è assistito ad una fortissima accelerazione digitale che ragionevolmente sarà irreversibile.
Il processo di urbanizzazione e la spinta ad avere una casa di proprietà per tutti non ha prodotto quell’ abitare sociale in grado di migliorare la qualità e l’attrattività dei territori.
I timori espressi da tre famiglie su quattro – che il sistema economico sia chiamato a fronteggiare criticità sia quest’anno, che il prossimo – paiono tutt’altro che infondati, mentre si conferma meno diffusa la preoccupazione se riferita al proprio nucleo, che assilla una famiglia su due.
Alla percezione di gravità del quadro generale, fa riscontro la convinzione di minore esposizione personale.
In un contesto marcatamente bipolare, la casa si conferma un fattore accomunante quantomeno nelle aspirazioni.
La debolezza del contesto macroeconomico – e la fragilità reddituale prospettica di molte famiglie – non sono state un deterrente in grado di arginare pulsioni proprietarie e ambizioni di miglioramento abitativo.
La risposta emotiva è stata fin qui di gran lunga superiore alle attese ed ha ribadito che nell’immaginario collettivo la casa continua a rimanere un’aspirazione che prescinde da valutazioni di carattere congiunturale.
Se la lunghezza della gamba sarà adeguata all’entità del passo sarà la crescita economica dei prossimi anni a dirlo, ad oggi il rischio di inciampi nella risalita non può ancora dirsi scongiurato.
La scommessa sulle capacità di rimborso implicita nelle strategie della maggior parte degli istituti si è riflessa in una dinamica delle erogazioni più marcata rispetto alle previsioni, con conseguente progressivo aumento delle compravendite residenziali, che non pare essersi ancora esaurito.
Al di là della componente di surroga e sostituzione, anche i nuovi finanziamenti hanno evidenziato un’esuberanza sorprendente.
Sul mercato immobiliare corporate, seppure in un quadro di contrazione del fatturato, l’attivismo degli investitori domestici ha almeno in parte consentito di ovviare alla maggior cautela di quelli stranieri, favorendo la permanenza di canoni e rendimenti, quantomeno nel segmento degli immobili di migliore qualità, su livelli analoghi a quelli pre Covid.
Il maggiore ricorso al lavoro a distanza e la diffusione dell’e commerce avranno delle ricadute sui veicoli di finanza immobiliare (SIIQ e Sicaf esposti prevalentemente sui segmenti ritenuti meno rischiosi (direzionale e commerciale).
Nel corso del secondo semestre del 2020 è proseguita l’espansione del comparto dei fondi immobiliari italiani.
La crescita degli investimenti ha riguardato esclusivamente i fondi riservati a investitori professionali ed è stata sostenuta principalmente da operatori italiani, mentre è proseguito l’assottigliamento della compagine dei fondi retail.
Nonostante la congiuntura non certo favorevole, soprattutto sul fronte dei sottostanti immobiliari corporate, gli andamenti di Borsa delle società di settore quotate in Italia hanno fatto registrare un lieve miglioramento con una capitalizzazione di mercato che si attesta a 1,33 miliardi di euro ad inizio giungo di quest’anno.
Pur in presenza della ripresa dei valori di Borsa nella prima parte del 2021 e la correzione al ribasso dei valori patrimoniali, lo sconto sul NAV continua ad essere elevato.
Fonte: nomisma.it | 14°Rapporto sulla Finanza Immobiliare – 16 giugno 2021