Gli edifici giocheranno un ruolo fondamentale nel raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, previsto dalla direttiva sul miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici (EPBD).
Con una quota del 20% delle emissioni totali (superiore alla media UE), il settore edilizio italiano dovrebbe intensificare gli sforzi per accelerare la decarbonizzazione, secondo il Rapporto OECD (2024), Studi economici dell’OCSE: Italia 2024, incaricato di analizzare la situazione economica dei Paesi membri dell’Organizzazione.
Che ha sottolineato come, nonostante l’obiettivo di ridurre le emissioni del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, la riduzione effettiva dal 2005 al 2021 sia stata inferiore al 15%.
Principali risultati e suggerimenti da parte dell’OCSE:
- Riforma degli incentivi fiscali: Il sistema attuale di incentivi fiscali per il miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni è considerato regressivo e inefficiente.
È necessaria una riforma per incentivare le famiglie con bassi redditi a effettuare gli adeguamenti. - Integrazione di prestiti e sovvenzioni: è raccomandata l’integrazione degli incentivi fiscali con prestiti e sovvenzioni agevolati a lungo termine, per rendere più accessibili i finanziamenti per la riqualificazione degli edifici.
- Eliminazione dei crediti d’imposta per caldaie a gas: si suggerisce di avviare un processo di eliminazione graduale dei crediti d’imposta per l’installazione di caldaie alimentate a gas, spingendo verso soluzioni più sostenibili.
- Incentivi per i proprietari di immobili in affitto: attualmente, i proprietari hanno pochi incentivi a ristrutturare le proprietà in affitto. È importante considerare misure normative o l’implementazione di tasse di locazione più elevate per stimolare la ristrutturazione degli immobili inefficienti.
- Consapevolezza dei benefici: spesso le famiglie non sono consapevoli dei benefici associati alla riqualificazione delle proprie abitazioni.
È essenziale, quindi, rafforzare la comunicazione e le campagne informative per aumentare la consapevolezza, continuando a promuovere campagne di alfabetizzazione finanziaria al fine di approfondire la comprensione dei benefici economici legati alle ristrutturazioni per l’efficienza energetica.
Incentivare il miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili:
Per stimolare i proprietari a migliorare l’efficienza energetica dei loro immobili, l’Italia potrebbe considerare l’introduzione di imposte sul reddito derivante da locazioni più elevate per le abitazioni con scarse prestazioni energetiche.
Questa misura creerebbe un incentivo diretto per i proprietari a investire in ristrutturazioni:
- Trasferimento dei costi agli inquilini: I proprietari che scelgono di ristrutturare i loro immobili per aumentarne l’efficienza energetica potrebbero trasferire parte dei costi di ristrutturazione agli inquilini attraverso canoni di affitto leggermente superiori. Tuttavia, gli inquilini beneficerebbero di bollette più basse grazie a una maggiore efficienza energetica, bilanciando così i costi aggiuntivi.
- Effetti negativi per chi non investe: I proprietari che non effettuano interventi di retrofitting e decidono di aumentare il canone d’affitto per compensare l’ammontare delle tasse più elevate potrebbero trovare difficoltà nel reperire inquilini. La domanda per abitazioni efficienti è destinata ad aumentare, rendendo le proprietà non ristrutturate meno competitive sul mercato.
- Requisiti minimi di efficienza energetica: Un approccio ancora più rigoroso potrebbe includere l’introduzione di requisiti minimi di efficienza energetica per gli immobili in affitto, come già avvenuto in paesi come Francia e Scozia. Questa misura garantirebbe standard di sostenibilità più elevati nel mercato immobiliare, promuovendo al contempo un’accelerazione nella riqualificazione degli edifici esistenti.
In conclusione, queste politiche – secondo l’OCSE – non solo stimolerebbero i proprietari a investire in efficienza energetica, ma contribuirebbero anche a una transizione più ampia verso un settore edilizio sostenibile, beneficiando sia i proprietari che gli inquilini.
Rafforzamento del sistema di Attestazione di prestazione energetica (APE):
È possibile potenziare il sistema di Attestazione di Prestazione Energetica (APE), rendendo questa procedura obbligatoria per tutti gli immobili, come già avviene nei Paesi Bassi.
Queste attestazioni sarebbero fondamentali per informare le famiglie sull’effettivo grado di efficienza energetica delle loro abitazioni.
- Impatto sulle valutazioni immobiliari: Classificazioni energetiche elevate possono portare a un aumento dei prezzi degli immobili (Taruttis e Weber, 2022), creando così incentivi economici per le ristrutturazioni finalizzate a migliorare l’efficienza energetica.
- Revisione dei criteri di certificazione: è essenziale che i criteri utilizzati per l’APE vengano rivisti regolarmente, affrontando anche la problematica della scarsa qualità di molte certificazioni rilasciate in passato. Questa revisione garantirebbe una maggiore affidabilità delle attestazioni e un miglioramento complessivo del sistema.
In sintesi, potenziare il sistema di APE rappresenterebbe – secondo il rapporto – un passo cruciale verso una maggiore consapevolezza dell’efficienza energetica, favorendo non solo il mercato immobiliare, ma anche il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità energetica.
Riqualificazione edilizia | priorità per il 2050:
La riforma della direttiva UE mira a ridurre le emissioni nel settore edilizio del 60% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, aumentando la quota di energie rinnovabili negli edifici al 50% entro il 2030.
Si prevede che un terzo degli edifici italiani debba, quindi, essere riqualificato entro il 2033.
Sebbene circa 75.000 edifici storici siano soggetti a vincoli di protezione, rappresentano meno dell’1% del patrimonio edilizio e la maggior parte degli edifici può essere riqualificata senza restrizioni significative.
Obiettivi UE per la riqualificazione energetica:
La riforma della direttiva UE sull’efficienza energetica prevede che l’Italia riqualifichi il 15% degli edifici meno efficienti entro il 2030 e un ulteriore 15-20% entro il 2033.
Per raggiungere la decarbonizzazione totale entro il 2050, il tasso di riqualificazione dovrebbe essere del 2,5% annuo.
Per sostenere la transizione, la Commissione Europea prevede di mobilitare fino a 150 miliardi di euro entro il 2030, dando priorità alle famiglie con edifici a bassa efficienza energetica.
Questo finanziamento sarà cruciale per rendere le ristrutturazioni più accessibili.
Consumo energetico elevato e rigidità del settore edilizio:
Gli edifici italiani rappresentano circa il 30% del consumo energetico totale, con una bassa penetrazione delle fonti elettriche. La maggior parte degli edifici residenziali, infatti, è stata costruita prima dell’introduzione di standard di efficienza energetica, risultando inefficiente rispetto a paesi simili.
Il settore edilizio italiano mostra, inoltre, una scarsa reattività ai segnali di variazione del valore degli immobili in assenza di interventi per ridurre le emissioni e, di conseguenza, le emissioni sono diminuite meno rispetto ad altri paesi europei.
I nuovi progetti richiedono troppo tempo per essere completati, limitando l’offerta di nuove abitazioni e rallentando l’adeguamento del mercato immobiliare.
Consapevolezza e comportamenti energetici:
Aumentare la consapevolezza sui vantaggi dell’efficienza energetica è cruciale.
Piccole modifiche comportamentali, come ridurre la temperatura di riscaldamento, possono contribuire a risparmi significativi.
Finanze pubbliche e riforma fiscale:
La transizione climatica richiederà investimenti pubblici pari a oltre il 5% del PIL annuo fino al 2030.
Sarà necessario riformare le politiche fiscali per compensare la diminuzione delle entrate dai combustibili fossili, spostando le tasse verso forme più sostenibili.
Fonte: Oecd.org – 22 gennaio 2024