S&P: prevista una diminuzione dei prezzi delle case in Europa, causa il rialzo del tasso dei mutui

Prezzi delle case in Europa

Nel 2023 i prezzi degli immobili residenziali nella maggior parte dei Paesi europei subiranno un calo, ma non un crollo.
Le previsioni riguardanti l’Italia indicano una flessione dell’1,5% per il 2023, ma una crescita dell’1% per il 2024 e 2025.

È quanto emerge da un rapporto di Standard & Poor’s, nota agenzia mondiale di rating, secondo cui in alcuni Paesi il rallentamento si protrarrà fino al 2024.
Con poche o nulle possibilità di una solida ripresa fino al 2025.

Questo perché è probabile che i prezzi delle abitazioni e gli investimenti risentano del rapido aumento dei tassi sui mutui.
Secondo il rapporto, “ci vorrà del tempo prima che i prezzi di mercato e gli investimenti si adeguino completamente a questi tassi di interesse più elevati e alcuni Paesi impiegheranno maggiore tempo di altri”.

S&P ha riscontrato che “questo aggiustamento potrebbe durare fino a 10 trimestri e, tipicamente, è due volte più marcato rispetto a quanto avviene dopo un regime di tassi bassi”.

Detto ciò, quanto successo in passato ha dimostrato che i prezzi delle abitazioni in Europa sono più resilienti rispetto ai ribassi.
Inoltre, i driver attuali (l’offerta limitata, un mercato del lavoro solido, l’elevata ricchezza delle famiglie e quello che sembra essere un cambiamento nelle preferenze) potrebbero attenuare l’effetto dei tassi d’interesse in aumento.

Sensibili dovrebbero essere le reazioni in Germania, dove, dopo il balzo del 12,6% nel 2021 e un +4% atteso in quest’anno, i prezzi in termini nominali dovrebbero flettere di 2 punti percentuali nel 2023 e di 1 punto percentuale nel 2024.
Più stabile invece il mercato francese che, dopo crescite di 7 punti e di 4,5 punti nel 2021 e nel 2022, dovrebbe ripiegare dello 0,5% appena quest’anno prima di tornare a crescere.

I maggiori ribassi dei prezzi sono comunque attesi quest’anno in Portogallo (-4,4%), nel Regno Unito (-3,5%), in Spagna (-2,5%) e in Olanda (-2,5%).

Dal report emergono comunque differenze consistenti tra i vari mercati, con il corollario di reazioni, anche sui prezzi, che potrebbero essere differenziate anche notevolmente.
Paesi come il Portogallo e la Svezia sono esposti maggiormente per le loro quote oltre il 60% dei nuovi mutui al tasso variabile (dato alla fine del primo semestre 2022).
Ma anche l’Italia, con un quarto circa dei nuovi mutui in tasso variabile, viaggia sopra la media europea per l’esposizione ai rialzi dei tassi nei nuovi contratti di mutui.

Gli aumenti più recenti dei tassi di interesse sui mutui italiani rispetto alla fine del 2021 sono inoltre tra i più elevati, con più di 150 punti base.
Si registrano incrementi peggiori soltanto in Portogallo, Germania e Svezia.

Il report di S&P evidenzia, inoltre, la complessità del mercato immobiliare e dello scenario generale.
La domanda europea nel settore immobiliare rimane infatti ancora solida grazie a bilanci familiari molto solidi, livelli record di occupazione, crescita dei salari e risparmi residui dal post-pandemia.

I livelli attuali dei salari potrebbero recuperare potere di acquisto già dall’inizio del 2024, ma non sono ancora chiari gli effetti durevoli sulla domanda e le preferenze delle famiglie conseguenti il Covid.
Con fattori collaterali come la bassa “spare-capacity” del settore delle costruzioni e la necessità di ristrutturare gli edifici per migliorarne l’efficienza energetica, un fattore quest’ultimo che sta supportando gli investimenti nel settore.


Fonte: borsaitaliana.it | ftaonline.com- 11 gennaio 2023