Riclassamento catastale degli Immobili: per Roma un incremento complessivo della Rendita catastale di oltre 123 milioni di Euro.

È stato presentato ieri mattina nel corso della Conferenza Stato-città ed autonomie locali, che si è svolta a Roma presso la sede del Ministero dell’Interno, il documento conclusivo del Comitato di monitoraggio, che ha sede presso la predetta Conferenza, sui cambiamenti avvenuti negli ultimi 10 anni al processo di revisione del classamento catastale degli immobili.
Comma 335: le esperienze di Roma e Milano:

Avviato su input dell’Assemblea capitolina e svolto dall’Agenzia delle Entrate, il riclassamento degli immobili di Roma Capitale ha portato alla revisione delle rendite catastali di 175mila immobili ubicati in 17 zone situate prevalentemente nel centro: Aventino, Trastevere, Centro Storico, Borgo, Prati, Flaminio 1, XX Settembre, Monti, San Saba, Testaccio, Gianicolo, Delle Vittorie-Trionfale, Flaminio 2, Parioli, Salario Trieste, Esquilino e Ville dell’Appia.
Grazie a questa operazione sono sostanzialmente scomparse le abitazioni classificate come ultrapopolari (A/5) e si sono fortemente ridotte le abitazioni di tipo popolare (A/4) ed economico (A/3), ancora presenti in diverse zone del Centro, portando ad un incremento complessivo della rendita catastale di oltre 123 milioni di Euro.
Anche il comune di Milano ha chiesto all’Agenzia di avviare l’operazione di riclassamento: in questo caso le 4 zone interessate sono state Manzoni – Montenapoleone – Venezia, Duomo – Brera – Torino -S. Ambrogio, Venezia – Monforte – Majno e Sempione – V. Monti – M. Pagano.
A circa 30mila immobili è stata attribuita una nuova rendita catastale, con un incremento complessivo di circa 44 milioni di Euro, riequilibrando di fatto le sperequazioni esistenti tra alcune parti della zona centrale della città e altre collocate nelle zone periferiche e semiperiferiche.
La procedura di revisione parziale del classamento, relativa al comma 335, è stata attivata complessivamente da 17 Comuni ed ha portato ad un incremento di rendita catastale pari a circa 183 milioni di Euro.
Comma 336, i casi di Genova, Roma e Torino:
Nel triennio 2005-2007 il Comune di Genova ha inviato circa 80.000 avvisi bonari ai proprietari di immobili che sono stati considerati da regolarizzare. Ciò ha comportato un incremento delle unità censite nella categoria A/3 (abitazioni di tipo economico), coinvolgendo circa 7.000 abitazioni, con uun conseguente calo delle abitazioni di tipo popolare (A/4) e ultrapopolare (A/5). Nello stesso periodo il Comune di Roma si è attivato incrementando le abitazioni civili (circa 30.000 le abitazioni interessate) e riducendo di 20.000 unità quelle popolari. Anche le attività svolte dal Comune di Torino hanno portato ad un incremento delle abitazioni censite nelle categorie A/3 e soprattutto A/2, per un totale di circa 4.000 unità.
La procedura di revisione puntuale del classamento, relativa al comma 336, è stata attivata complessivamente da 1.300 Comuni ed ha portato ad un incremento di rendita catastale pari a circa 181 milioni di Euro.

Fonte “Agenzia Delle Entrate”, 18 giugno 2015.

Per dare un’idea della situazione, prima che gli ispettori del fisco si muovessero, in Piazza di Spagna il 33% degli immobili erano accatastati come popolari. E solo il 2% veniva identificato come abitazione di lusso.
Una situazione che è stata ribaltata visto che nel 2014 in buona parte degli immobili di via Frattina, via del Babuino, via Condotti e piazza Colonna le rendite catastali sono state almeno raddoppiate. E in alcuni casi i valori sono saliti del 400%.
Nel centro storico, ha calcolato il fisco, il valore medio catastale era di circa 1.123 euro (più o meno come sulla Togliatti e a Centocelle) contro i 5.560 del valore medio di mercato, oltre cinque volte in più. Nelle ville sull’Appia il catasto fotografava una rendita da 879, mentre sul mercato il costo era sei volte più alto, a circa 5.500 euro.

Aggiornamento del 26/06/2015:
Slitta l’approvazione del decreto attuativo della Riforma del Catasto. Il rinvio è stato spiegato dal Presidente del Consiglio, con la necessità di garantire un’invarianza del gettito complessivo. Perché ciò sia possibile, bisognerà attendere la definizione della Local Tax, cioè del tributo che dovrebbe inglobare Imu e Tasi.