Fuga dalla città? No, grazie (costi delle abitazioni permettendo …)

Immagine che rappresenta una città e alcune case in campagna, con una persona che è nel dubbio di quale contesto abitativo scegliere

Fuga dalla città?
In era Covid era diventato un mantra per molti cittadini italiani, il cui confinamento forzato aveva riacceso il desiderio di spazi aperti e l’interesse per le case in contesti rurali e piccoli centri.

Secondo il portale immobiliare Idealista, questo interesse ha raggiunto il suo picco nel terzo trimestre del 2020, rappresentando il 10,3% dei contatti per abitazioni in comuni con meno di 5.000 abitanti rispetto al totale delle richieste degli utenti.
Tuttavia, tre anni dopo, nel quarto trimestre del 2023, i dati indicano un calo del desiderio di trasferirsi verso queste zone, con la domanda relativa alle abitazioni in comuni sotto i 5.000 abitanti scesa all’8,2%.

Questo valore è inferiore persino al 9,1% registrato nel primo trimestre del 2020, ovvero quello nel quale ebbero inizio i primi provvedimenti restrittivi dovuti alla fase pandemica (9 marzo).
Esprimendo una tendenza alla contrazione che coinvolge tre quarti delle province italiane, con cali significativi dei contatti riguardanti i piccoli comuni, con poche eccezioni.

Roma, Venezia e Firenze hanno mantenuto un peso dei contatti marginale e invariato dall’estate del 2020, rispettivamente allo 0,7% e allo 0,8%.
In provincia di Milano, i contatti nei comuni con meno di 5.000 abitanti rappresentano l’1,2% del totale, in lieve aumento rispetto all’1,1% ipotizzato nell’estate del 2020, mentre a Napoli si è passati dall’0,6% di allora all’0,5% attuale.

L’interesse delle famiglie a vivere in queste aree sembra essere regredito anche rispetto ai livelli pre-pandemici, poiché in 77 delle 105 province monitorate il peso dei contatti nei comuni con meno di 5.000 abitanti è stato superiore a quello attuale nei mesi precedenti l’inizio del lockdown.

A Roma, nel primo trimestre del 2020 i piccoli comuni rappresentavano l’1,1% dei contatti, mentre attualmente rappresentano lo 0,7%.
Invariata Milano riaspetto al trimestre pre-pandemico, con contatti fermi all’1,1%.


Vincenzo De Tommaso, Responsabile dell’Ufficio Studi di idealista, ha affermato:

“A quattro anni dallo scoppio del Covid possiamo affermare che l’esodo verso le aree rurali è rimasto solo nelle intenzioni delle persone, ma non si è mai concretizzato.
Questo interesse è stato alimentato dalla disponibilità di abitazioni più spaziose a prezzi inferiori, spesso dotate di terrazzi o giardini, che offrivano una valvola di sfogo durante eventuali restrizioni.

Inoltre, sembrava che il telelavoro potesse diventare una soluzione diffusa, consentendo alle persone di allontanarsi dai grandi centri di lavoro senza compromettere le loro prestazioni.

Tuttavia, una volta superate le sfide della pandemia, molte famiglie hanno riorientato la loro attenzione verso l’ambiente urbano, sacrificando spazio extra in cambio di migliori servizi.
Il modello di telelavoro ibrido, che impedisce una transizione permanente lontano dagli uffici, è stato un fattore determinante per il ritorno di molte famiglie nelle città, dopo aver temporaneamente considerato la ‘fuga’ dalle stesse”.


Fonte: Idealista – 28 marzo 2024