Abitazioni: gli effetti dell’inflazione e dell’aumento dei tassi, sulle intenzioni di acquisto

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Nella nota mensile pubblicata da Intesa Sanpaolo, si evidenzia come l’improvviso peggioramento del quadro macroeconomico abbia inaspettatamente riacceso i timori di recessione.
L’impennata inflattiva ha determinato un brusco rallentamento nel percorso di recupero dei livelli di attività persi nel 2020, prontamente innescatosi non appena l’ondata pandemica aveva mostrato segni di allentamento.

L’incremento dei tassi d’interesse, con la conseguente maggiore onerosità dei mutui e l’aumento dei prezzi delle case, sta frenando l’interesse per l’acquisto in Italia.
Mentre le ricerche di affitto sono in crescita rispetto al 2021.

Le famiglie avvertono che il potere d’acquisto vada riducendosi e ciò induce maggiore prudenza sugli investimenti, con conseguente aumento della componente precauzionale del risparmio.

Il mercato immobiliare residenziale domestico si conferma tonico ma lascia intravedere nuove tendenze che denotano una riduzione dell’interesse all’acquisto e un aumento per l’affitto.
Dopo la decisa ripresa delle transazioni e delle quotazioni nel periodo post-pandemico (legato soprattutto alla nuova esigenza di utilizzo polifuzionale dell’ambiente domestico) l’aumento dell’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse hanno indotto maggiore prudenza sugli investimenti.

La scelta di preferire l’affitto all’acquisto sta diventando quindi una tendenza difensiva dovuta alla maggiore consapevolezza della perdita di potere d’acquisto.
L’erosione del reddito reale causato dall’inflazione rischia infatti di compromettere la capacità di spesa per finanziare l’acquisto della casa a cui si somma la maggiore onerosità del costo del debito.

Dopo due anni di flessione i contratti di affitto di abitazioni sono tornati a crescere.
La quota di famiglie che ha fatto ricorso all’affitto di una o più abitazioni per un periodo superiore a 6 mesi è passata dal 4,2% nel 2021 al 5,6% nel 2022 (pari a 1,4 milioni di nuclei famigliari), riportandosi sugli stessi livelli del 2019.

Nelle maggiori città la ricerca di immobili in affitto sta aumentando, in particolare a Milano che nei primi 8 mesi del 2022 ha evidenziato un aumento dell’interesse del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2021, a Bologna del +7,5%, a Firenze del +7,2%.
Più modesta, ma comunque presente, la crescita a Napoli (+1,4%), a Torino (+0,8%) e a Roma (+1,6%).

Secondo l’indagine condotta da Nomisma sulle motivazioni che supportano il mercato dell’affitto in Italia, oltre il 71% degli intervistati la considera una soluzione temporanea, oppure obbligata, in quanto non sussistono le condizioni economiche per accedere al mercato della compravendita.
A questo gruppo si affiancano quei nuclei famigliari che considerano, invece, la proprietà poco conveniente per le spese da sostenere o che esprimono la preferenza per la liquidità e la volontà di non impegnarsi in un investimento così oneroso.

Focalizzando l’attenzione sulla capacità finanziaria delle famiglie, l’indagine evidenzia alcuni campanelli di allarme: in primis, l’aumento della componente di famiglie che hanno accumulato negli ultimi 12 mesi ritardi nel pagamento, sia dell’affitto (erano il 15,9%, a distanza di un anno sono diventate il 16,9%), che del mutuo (erano il 5,8% e sono salite al 7,8%), plausibilmente a causa di un indebolimento economico dei nuclei familiari.

Complessivamente sono 1,2 milioni le famiglie che esprimono un disagio economico legato all’abitare, in quanto non riescono a far fronte al pagamento dei costi che gravano sulla casa, sia sotto forma di canone di locazione che di rata del mutuo.

In prospettiva, la capacità finanziaria delle famiglie sembra indebolirsi ulteriormente, recependo i segnali di difficoltà che provengono dal contesto internazionale fortemente compromesso dalla guerra in atto e dalla conseguente crisi energetica.
Infatti, la quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi difficoltà nel pagamento del canone di locazione risulta addirittura pari a circa il 30% delle famiglie in affitto.

Il deterioramento delle prospettive economiche ha, infatti, riproposto all’attenzione delle banche il tema della rischiosità del credito.
Sebbene i tassi di ingresso in sofferenza si attestino tuttora su valori assai contenuti, la preoccupazione sulla solvibilità futura di mutuatari, la cui condizione lavorativa potrebbe presto diventare meno solida, pare destinata a crescere.

La portata del sostegno bancario, che rappresenta un fattore importante per una quota significativa della domanda, potrebbe pertanto ridursi, con conseguenti riflessi sull’attività di compravendita che, almeno per quest’anno, è comunque destinata a mantenersi su livelli elevati.


Fonte: Intesa Sanpaolo | Direzione Studi e Ricerche – 24 ottobre 2022