Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 2021, prima delle nuove misure di contenimento dell’emergenza sanitaria, la Banca d’Italia ha condotto la quarta edizione della “Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane” (ISF), per raccogliere informazioni riguardo agli effetti dell’epidemia di Covid-19 sulla situazione economica e sulle aspettative delle famiglie.
Le attese sulle prospettive dell’economia e sul mercato del lavoro sono migliorate, ma le famiglie non si aspettano che l’emergenza sanitaria sia superata in tempi brevi.
Poco meno di un terzo dei nuclei ha riferito di aver subito un calo del reddito nell’ultimo mese, nonostante il peggioramento delle condizioni reddituali sia mitigato dalle misure di sostegno al reddito.
I comportamenti di consumo continuano a risentire dell’emergenza sanitaria.
Per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese la contrazione dipende in prevalenza dalle minori disponibilità economiche; per i nuclei più abbienti pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio.
Una quota significativa di famiglie ha risparmiato nel 2020: solo un terzo del risparmio accantonato lo scorso anno verrebbe speso nel 2021.
Le interviste sono state condotte tramite un dispositivo di collegamento a distanza e hanno coinvolto oltre 2.800 nuclei familiari, di cui circa 1.800 avevano partecipato anche alla terza edizione dell’indagine.
Le principali evidenze che emergono da un’analisi descrittiva dei dati, sono le seguenti:
- Il saldo delle risposte relative alle prospettive generali dell’economia, pur restando negativo, è tornato a migliorare, collocandosi su un livello più elevato rispetto a quello dei mesi estivi, dopo la prima ondata della pandemia.
La percentuale di famiglie che nell’ultima edizione si attende un netto peggioramento del quadro generale nei successivi dodici mesi, è diminuita di 9 punti percentuali rispetto all’indagine condotta in novembre, portandosi al 23%.
Anche le aspettative sul mercato del lavoro nei successivi dodici mesi sono divenute più favorevoli; i nuclei con capofamiglia nella posizione di lavoratore autonomo restano più pessimisti. - Le famiglie non si attendono che l’emergenza sanitaria venga superata entro un orizzonte ravvicinato: solo il 16% ritiene che verrà meno nel corso del 2021, mentre un terzo stima che si protrarrà almeno fino al 2023.
- Quasi il 70% delle famiglie prevede per l’anno in corso un reddito pari a quello percepito nel 2020.
Poco più di un sesto si attende che sarà inferiore; tale quota sale a un quarto tra coloro che ritengono che l’emergenza sanitaria si protragga più a lungo (almeno per altri due anni). - Poco meno di un terzo dei nuclei riporta di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia; il calo è più diffuso tra quelli con capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato e nelle zone che al momento dell’intervista erano maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria (zone arancioni e rosse).
Il peggioramento delle condizioni reddituali ha continuato a essere mitigato dalle misure di sostegno al reddito: tra dicembre del 2020 e febbraio del 2021 ne avrebbe beneficiato un quarto delle famiglie. - Oltre il 60% dei nuclei dichiara di avere difficoltà economiche ad arrivare alla fine del mese, 10 punti percentuali in più rispetto al periodo precedente la pandemia; la percentuale è aumentata di oltre 20 punti (al 65%) per i nuclei il cui capofamiglia è un lavoratore autonomo.
Poco meno del 40% delle famiglie riporta che negli ultimi dodici mesi si è verificato che il reddito familiare non fosse sufficiente a coprire le spese; quasi la metà di queste riferisce che in assenza di reddito o trasferimenti non disporrebbe di risorse finanziarie proprie per far fronte ai consumi essenziali nemmeno per un mese. - I comportamenti di consumo delle famiglie continuano a risentire dell’emergenza sanitaria.
Oltre l’80% dichiara di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia; una quota pari a due terzi riporta una spesa più bassa per i servizi di cura della persona.
Per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese la contrazione dipende in prevalenza dalle minori disponibilità economiche; per i nuclei più abbienti pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio. - Nei prossimi tre mesi poco più di un quarto delle famiglie pensa di ridurre i consumi non durevoli, contro una percentuale di circa un terzo nell’edizione di novembre.
La flessione della spesa sarebbe più pronunciata per i nuclei il cui reddito è diminuito tra gennaio e febbraio e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili; riguarderebbe però anche parte (circa un quinto) di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021. - Una quota significativa di famiglie ha risparmiato nell’ultimo anno.
Circa il 40% riferisce di aver speso meno del reddito annuo nel 2020, riuscendo ad accumulare un po’ di risparmio; tra queste, quasi un terzo lo ha fatto in misura più intensa che nel 2019.
L’aumento del risparmio prevale però solo tra i nuclei che arrivano facilmente o abbastanza facilmente alla fine del mese, che tipicamente detengono la maggior parte del risparmio. - Solo un terzo del risparmio accumulato nel 2020 verrebbe consumato nel corso del 2021: poco più della metà sarebbe detenuto sotto forma di depositi o altre forme di investimento; il rimanente verrebbe impiegato per ripagare il debito.
Il 45% dei nuclei prevede che nei prossimi dodici mesi spenderà meno del proprio reddito annuo.
Le intenzioni di risparmio sono diffuse sia tra le famiglie che arrivano facilmente alla fine del mese sia tra quelle che dichiarano di avere maggiori difficoltà economiche.
Fonte: bancaditalia.it – 21 maggio 2021