FMI: impatto della crisi covid-19 sugli immobili commerciali

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Il Fondo Monetario internazionale ha appena pubblicato il Global Financial Stability Report dedicato all’impatto della pandemia sulla stabilità finanziaria e agli effetti delle misure straordinarie di sostegno all’economia in corso.

Il terzo capitolo è dedicato al settore immobiliare commerciale, colpito duramente dalla crisi, evidenziando come sia aumentata l’incertezza sulle prospettive per alcuni comparti interessati da cambiamenti strutturali della domanda.
E l’impatto negativo sui segmenti della vendita al dettaglio, degli uffici e degli hotel potrebbe risultare permanente, poiché varie attività potrebbero continuare a svolgersi in futuro da remoto e altre potrebbero trasferirsi fuori dalle grandi città.

Il Report segnala che al momento non vi è ancora evidenza di grandi disallineamenti dei prezzi a partire dall’inizio della pandemia, anche se in alcune economie sono emersi segni di sopravvalutazione dei valori in quanto i prezzi effettivi non sono diminuiti tanto quanto i prezzi impliciti indicati dai dati economici fondamentali.

Shock avversi ai prezzi degli immobili commerciali potrebbero minacciare la stabilità finanziaria, danneggiare gli investimenti, ostacolare la ripresa economica.
A breve termine, come negli altri settori, le misure pubbliche di stimolo alla domanda aggregata contribuiranno a facilitare la ripresa anche nel settore immobiliare commerciale.

Questa l’analisi sicuramente non positiva del FMI a livello globale che comunque indica la via per la ripresa anche del settore immobiliare.
Opportuno a questo punto è il richiamo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che verrà trasmesso alla Commissione europea entro questa settimana – per i suoi effetti sull’industria immobiliare e sugli appalti pubblici.

Già ad una prima lettura ci sono moltissimi investimenti nei settori delle costruzioni, immobiliare, dell’impiantistica, spalmati nelle sei “missioni” principali.
In particolare, per turismo e cultura (6,68 mld.) si mira a rigenerare i borghi, migliorare la sicurezza sismica, riqualificare le strutture ricettive.
Per la transizione ecologica (59,33 mdl.) i temi sono le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile, la riqualificazione del parco immobiliare pubblico e privato, la tutela del territorio.
Gli interventi sulle infrastrutture (25,13 mld) riguardano la rete ferroviaria, il sistema portuale, l’intermodalità e la logistica integrata.
Il potenziamento dell’offerta di servizi di istruzione e della ricerca (30,88 mld.) parte dalle strutture scolastiche, delle mense, per lo sport.

Coesione e inclusione (19,81 mld.) richiedono infrastrutture sociali, rigenerazione urbana e housing sociale, utilizzo dei beni confiscati alle mafie.
Infine per affrontare gli aspetti critici di natura strutturale dei servizi sanitari pubblici (15,63 mld.) si prevedono standard qualitativi di cura omogenei anche attraverso nuove strutture intermedie, Case della Comunità, Ospedali di Comunità.

Sulle trasformazioni già in atto nel settore immobiliare, commerciale e residenziale, incideranno molto l’obiettivo generale della transizione ecologica e la forte spinta ad una diffusa digitalizzazione, a supporto della quale sono previsti nel Piano un fast truck per gli acquisti ITC e una white list per i fornitori certificati.

La partita di fondo si gioca, in realtà, sulle riforme strategiche che il PNRR indica, allo stesso tempo, come parte integrante dei piani nazionali e come catalizzatori della loro attuazione.
ue sono riforme orizzontali, strutturali dell’ordinamento, per migliorare l’equità, l’efficienza e la competitività e, con esse, il clima economico del Paese.

Il Piano individua la riforma della pubblica amministrazione e la riforma del sistema giudiziario.
Due, ancora, sono le riforme abilitanti, per rimuovere gli ostacoli amministrativi, regolatori e procedurali che condizionano le attività economiche e la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese.
Si tratta delle misure di semplificazione della legislazione e per la promozione della concorrenza.

E questo programma è ancor più rilevante per l’obiettivo di attuare in tempi contenuti tante riforme che il Paese attende da decenni e di recuperare il tempo perduto.
Il Piano merita dunque di essere letto con attenzione, magari dopo il Report del FMI, per le linee strategiche che indica per il futuro agli operatori pubblici e privati, in attesa di poter poi valutare i progetti che verranno avviati.


Fonte: monitorimmobiliare.it – 28 aprile 2021