Superbonus: importanti benefici dall’impatto sociale e ambientale, anche in termini di ritorni economici

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Secondo il “primo Bilancio sociale e ambientale del Superbonus 110%”, promosso da Nomisma e Ance Emilia e presentato a Bologna il 13 luglio scorso in occasione del convegno “…C’è transizione senza superbonus?”, la misura fiscale può vantare una serie di benefici che lo rendono uno strumento imprescindibile per trainare il Paese verso una sana e completa transizione ecologica.

Con le sue agevolazioni, le detrazioni ed i rimborsi alle ristrutturazioni edilizie, i 38,7 miliardi di euro, fino ad ora investiti dallo Stato, hanno generato un valore economico di 124,8 miliardi di euro (pari al 7,5% del Prodotto interno lordo del Paese).

Per ogni beneficiario, Nomisma prevede che l’investimento statale consentirà di generare un risparmio annuo medio in bolletta di ben 500 euro.
Per quanto riguarda – invece – l’impatto ambientale, l’investimento effettuato pare abbia e possa ancora contribuire fattivamente sulla politica di transizione ecologica.

Il settore delle costruzioni è uno dei maggiori produttori globali di CO2, responsabile di circa un terzo delle emissioni globali, per cui il bonus edilizio ha già consentito di contenere in maniera significativa l’impronta ecologica dei cantieri con una riduzione di 979.000 tonnellate di CO2, pari ad un risparmio di CO2 del 46,4% con 3 salti di classe energetica.

Oltre a ciò, la misura sta rappresentando quasi il 50% dell’incremento di potenza rinnovabile (fotovoltaico/pannelli solari) installata sul parco immobiliare italiano, in termini di numero di interventi: grazie a tale strategia, sono stati immessi in consumo ben 106 milioni di kW annui di energie rinnovabili, con una previsione di inserimento di ulteriori 37 milioni per i cantieri ancora in attivazione.
Dimostrando l’irrinunciabilità di questa strategia.

Infine, il Superbonus opera esclusivamente sul patrimonio immobiliare esistente, producendo effetti positivi sul contenimento di consumo di suolo e minori investimenti sulla realizzazione di servizi e infrastrutture collegate: il risultato di questi vantaggi è quantificabile in 15,3 miliardi di euro complessivi.

L’analisi si conclude evidenziando il valore sociale: i 38,7 miliardi di euro già investiti hanno comportato un aumento di occupazione nel settore delle costruzioni per un totale di 634.000 occupati.
Per quanto riguarda le famiglie, nonostante alcune evidenze mostrino che la misura abbia favorito in media i ceti medio-alti, ben 483.000 famiglie con reddito medio-basso (sotto i 1.800 euro) hanno avuto l’occasione di effettuare – a costo zero – lavori di riqualificazione energetica “profonda” alla propria abitazione.


Il Presidente di ANCE EMILIA, Leonardo Fornaciari dichiara:

“Abbiamo organizzato questo convegno e commissionato la ricerca esclusiva a Nomisma, perché riteniamo fondamentale che la misura espansiva del 110% – che non grava sui conti pubblici ma anzi li migliora generando ricchezza, occupazione e benessere per i cittadini contribuendo significativamente all’innalzamento del Pil – non debba più essere oggetto di tanta disinformazione e di un ingiustificato atteggiamento di sfiducia.

“Sono gli elementi che hanno avuto il nefasto effetto di bloccare l’avanzamento degli interventi di riqualificazione energetica, creando enormi problemi alle imprese, all’occupazione e a milioni di famiglie italiane che si vedono i lavori bloccati.”

“Oggi abbiamo dimostrato con la chiarezza dei numeri che non può esistere un piano di transizione ecologica senza il Superbonus.
Se la misura non verrà resa strutturale, non raggiungeremo gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050 e non saremo in grado di rispettare gli impegni assunti in Europa.
E ad oggi, questo processo è bloccato ed è prioritario ed urgente riavviarlo subito, rimettendo in moto il mercato delle cessioni dei crediti.”

“Le nostre imprese non possono più aspettare.
Non facciamo che una vera opportunità diventi una piaga sociale per il paese. Non sprechiamo la più efficace misura verso la Transizione ecologica dell’Italia”.


Certezza normativa: secondo il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Giovanni Sabatini – che ha partecipato al convegno promosso da Ance Emilia per presentare lo studio Nomisma – è questa la priorità per far funzionare il Superbonus, dopo l’ultimo intervento in corso di approvazione definitiva con il decreto Aiuti.

«Abbiamo contato 16 interventi normativi in due anni.
Senza certezza normativa, non solo le banche, ma tutti gli operatori non possono muoversi in modo efficiente».»

Riguardo alle correzioni apportate dal “Decreto Aiuti”, Sabatini non ha nascosto che:

«Invece di ampliare la platea dei soggetti cui è possibile cedere il credito fiscale maturato con il Superbonus, sarebbe stato meglio potenziare le modalità di compensazione dei crediti.
Speriamo che quest’ultimo intervento sia quello definitivo, visto che la misura ha dato risultati importanti e ora abbiamo bisogno di poter contare sulla certezza del diritto».


Fonte: anceemilia.it – 14 luglio 2022