BANCA D’ITALIA | Roma: sensibile diminuzione del benessere economico e sociale negli ultimi 20 anni, ma possibilità di rilanciare lo sviluppo

Immagine del rapporto della BANCA D’ITALIA sull’economia di Roma negli anni duemila

Questo rapporto della Banca D’Italia, nella serie “Questioni di economia e finanza”, ha analizzato l’economia dell’area metropolitana di Roma – la maggiore area urbana italiana – dagli inizi degli anni duemila fino alla vigilia della pandemia.

In un arco temporale colpito da due profonde crisi economiche, prima di quella pandemica, che hanno innescato sensibili mutamenti strutturali.

La ricerca evidenzia come nell’arco di quasi un ventennio, l’andamento del valore aggiunto pro-capite della capitale sia stato peggiore di quello delle altre principali città italiane ed europee.

Rimarcando come una vasta letteratura abbia ampiamente dimostrato quanto le aree urbane siano in grado di favorire la crescita economica di un paese, grazie alle economie di agglomerazione che si generano all’interno dei sistemi urbani e ne trainano l’innovazione e la produttività.

A Roma, nel periodo analizzato, si è verificato un arretramento del settore pubblico, delle grandi imprese e degli investimenti e si è assistito a una rapida crescita dell’occupazione nei servizi a bassa intensità di conoscenza, anche a causa del forte incremento dei flussi turistici.
Ne è derivata una sensibile riduzione della specializzazione nei servizi ad alta intensità di conoscenza e una forte espansione delle occupazioni meno qualificate.

Ma nonostante tali dinamiche, l’economia di Roma presenta ancora una serie di punti di forza.


Il mercato immobiliare:
A Roma il mercato immobiliare ha avuto un ruolo storicamente rilevante per l’evoluzione dell’economia.

Da un lato, infatti, il suo andamento si riflette sul settore delle costruzioni e di alcuni comparti dei servizi (come le attività immobiliari o quelle legali).
Dall’altro il valore del patrimonio immobiliare si ripercuote sui consumi, tramite le rendite e alimentando la ricchezza reale.

Anche nel corso degli anni duemila, l’evoluzione del mercato immobiliare a Roma è stato in larga misura correlato con il complesso dell’attività economica.

Nel primo decennio, in concomitanza con la fase espansiva del valore aggiunto, si è assistito infatti a un forte aumento delle compravendite e dei prezzi delle abitazioni.
Nella fase finale di questo ciclo espansionistico, tra il 2005 e il 2007, i prezzi delle abitazioni sono cresciuti del 30%, per poi registrare un progressivo calo nel decennio successivo, soprattutto a partire dalla crisi dei debiti sovrani del 2012.

Le compravendite sono diminuite tra il 2011 e il 2013 di un terzo per poi riprendere ad aumentare, anche se a un ritmo più debole rispetto alle aree di confronto.
Nell’arco degli anni duemila, la domanda di abitazioni è stata in larga misura trainata dalla crescita demografica, che ha esercitato una pressione sulla domanda di stock di immobili disponibili, a cui non si è adeguata un’offerta tipicamente poco elastica.

Peraltro nel 2018, al termine del periodo esaminato, il livello dei prezzi delle abitazioni nell’area metropolitana romana risultava ancora molto elevato, pari a circa 3.000 euro al metro quadrato.
Pressoché il doppio di quello medio italiano (mentre nell’area metropolitana di Milano le quotazioni erano di poco superiori a 2.000 euro), riflettendosi sulle rendite immobiliari e sulle diseguaglianze dei redditi nella capitale.


Gli indicatori economici e la qualità della vita:
Esaminando i principali indicatori che misurano il benessere economico e sociale nelle città metropolitane italiane e in diverse capitali europee, i fattori che emergono possono essere così sintetizzati:

  • La città metropolitana di Roma ha risentito delle crisi del 2008 e del 2011 più delle altre capitali europee e delle principali città italiane.
    La quota di valore aggiunto sul totale nazionale è rimasta sostanzialmente stabile ma il valore aggiunto pro capite ha mostrato un andamento relativamente peggiore delle altre città metropolitane italiane.
  • L’insoddisfacente performance dell’economia della capitale, rispetto a quella delle aree geografiche di confronto, è il frutto di una debole crescita del prodotto per occupato a fronte di una crescita elevata del tasso di occupazione;
  • Nello stesso periodo i residenti hanno espresso un calo di soddisfazione nella qualità della vita nella città, soprattutto per i servizi sanitari e i trasporti, che non si riscontra tra gli abitanti delle altre capitali europee;
  • In ambito nazionale, Roma si posiziona nel complesso al di sopra della media nazionale in termini di benessere socio-economico dei propri residenti, ma al di sotto di quello di Milano.
    Soprattutto per il sistema sanitario, l’istruzione, il servizio di trasporto pubblico locale e l’attività di innovazione e ricerca, mentre ha mantenuto uno standard migliore del capoluogo lombardo nella sicurezza e nella tutela ambientale.

Le potenzialità per rilanciarne lo sviluppo:
I risultati dell’analisi mostrano come negli ultimi due decenni Roma abbia sofferto più dell’intera nazione di una bassa crescita della produttività, ma anche come la capitale conservi un ampio potenziale in grado di rilanciarne lo sviluppo.
Appare tuttavia necessario rimuovere i principali ostacoli che si frappongono al recupero dell’efficienza complessiva del sistema economico urbano, con alcuni interventi prioritari.

Innanzitutto, dotare la capitale di un rinnovato e più efficiente apparato amministrativo pubblico e migliorare la qualità dei servizi pubblici locali.
A tale scopo sono di aiuto, da un lato una più ampia diffusione e un più intenso utilizzo delle tecnologie digitali, insieme all’innalzamento quantitativo e qualitativo del capitale umano impiegato nel settore pubblico, che possa consentire anche un più efficiente sfruttamento delle opportunità offerte dalla digitalizzazione.

Dall’altro sono opportuni interventi per migliorare le infrastrutture fisiche, penalizzate dai bassi tassi di investimenti pubblici, ad esempio nel settore dei trasporti e dell’istruzione, e azioni mirate a innalzare l’efficienza delle imprese partecipate.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) può rappresentare un’opportunità unica, anche in termini di risorse finanziarie stanziate, per il miglioramento dell’azione pubblica in questi ambiti.
Avviare un processo di ammodernamento della pubblica amministrazione, per esempio, può avere un effetto diretto sulla produttività del sistema economico locale e innescare circoli virtuosi migliorando la capacità di attrarre capitale privato e lavoratori qualificati.


Fonte: BANCA D’ITALIA | L’economia di Roma negli anni duemila N. 793 – 25 settembre 2023