Nel secondo semestre del 2022 la domanda di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie è diminuita fortemente in tutte le aree del Paese, dopo l’espansione osservata nella prima parte dell’anno.
Soprattutto per effetto dell’aumento dei tassi di interesse.
Questi alcuni dei risultati dell’indagine “Regional Bank Lending Survey”, condotta dalle Filiali regionali della Banca d’Italia su un campione di 244 banche e relativa al secondo semestre del 2022.
I criteri di offerta dei mutui per l’acquisto di abitazioni sono stati irrigiditi in tutte le macro-aree, riflettendo sia l’aumento del costo della provvista sia il maggior rischio percepito.
Per le nuove erogazioni di mutui sono aumentati in misura marcata sia il rapporto tra il valore del finanziamento e quello dell’immobile (loan to value ratio at origination), sia la durata media dei prestiti.
Secondo le indicazioni delle banche partecipanti alla rilevazione, infatti, il rapporto tra l’ammontare del finanziamento e il valore dell’immobile, posto a garanzia al momento della concessione del mutuo, ha raggiunto nel 2022 mediamente il 72% (quasi 4 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente).
La durata media dei nuovi mutui è cresciuta, inoltre, significativamente negli ultimi anni, superando ampiamente i 24 anni.
L’inasprimento delle politiche di offerta dei prestiti alle famiglie è stato in parte mitigato dal potenziamento, attuato nel biennio 2021-22, dell’operatività del Fondo di garanzia per la prima casa, di cui ha beneficiato soprattutto la clientela più giovane.
Quest’ultimo andamento può in parte riflettere l’esigenza di contenere l’importo delle rate di rimborso, in un contesto caratterizzato dall’aumento dei tassi di interesse e dalla ripresa delle quotazioni degli immobili residenziali.
A ciò potrebbe aggiungersi l’effetto dovuto al fatto che i giovani tendono a usufruire maggiormente di prestiti a scadenza protratta.
È ulteriormente aumentata la quota dei finanziamenti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni con una scadenza prolungata (pari o superiore ai 30 anni) e di quelli con un loan to value ratio at origination superiore all’80% (al 42,1 e 21,8%, rispettivamente, dal 32,2 e 18,8% rilevati nel 2021).
Circa il 30% dei mutui erogati nel 2022 prevedeva forme di flessibilità nei rimborsi, quali la possibilità di estendere la durata del periodo di ammortamento o di sospendere temporaneamente i pagamenti.
L’incidenza di questa tipologia di finanziamenti è diminuita nel confronto con gli anni più recenti (tra il 2016 e il 2021 era prossima al 40%).
Il 27% delle erogazioni è stato assistito da polizze assicurative, aggiuntive rispetto a quelle obbligatorie sull’immobile ipotecato, con un’incidenza in aumento di due punti percentuali rispetto al 2021.
Tale andamento si è verificato in un contesto nel quale i risparmiatori hanno fortemente aumentato la domanda di titoli di Stato e, in misura minore, di obbligazioni bancarie e di depositi (anche diversi dai conti correnti) nel sec,ondo semestre 2022.
Si è invece ridotta la richiesta di prodotti del risparmio gestito e di titoli azionari.
Le previsioni: in base alle attese delle banche, nel primo semestre del 2023 la domanda di mutui dovrebbe continuare a ridursi in tutte le ripartizioni territoriali.
Dal lato dell’offerta, le condizioni applicate ai prestiti alle famiglie dovrebbero diventare ancora più selettive in tutte le aree del Paese.
Fonte: BANCA D’ITALIA | La domanda e l’offerta di credito a livello territoriale – 31 luglio 2023