Transizione energetica: le case, la conoscenza e l’opinione degli italiani sulla svolta “green”, in un’indagine condotta da Altroconsumo

Immagine delle classi energetiche degli edifici, per l'articolo sull'indagine di Altroconsumo sulla Transizione energetica, le case, la conoscenza e l’opinione degli italiani sulla svolta green

Abitazioni vecchie, poco efficienti e che sprecano energia.
La casa è il fulcro e, in un certo senso, il punto debole dei problemi relativi al passaggio da un sistema energetico basato principalmente su fonti di energia non rinnovabili e inquinanti, a un sistema più sostenibile.
In particolare in un paese come il nostro, in cui il patrimonio architettonico è storicamente datato.

Lo raccontano i numeri dell’indagine condotta da Altroconsumo – nota organizzazione che si pone come obiettivo l’informazione e la tutela dei consumatori – che ha coinvolto quasi 1.200 cittadini distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Il campione esaminato vive:

  • il 33% in edifici costruiti prima degli anni ’70;
  • il 50% in una casa edificata tra gli anni ’70 e gli anni ’90;
  • il 17% in una costruita a partire dal 2000.

Insomma, in Italia una persona su tre vive in abitazioni che hanno più di 50 anni e, in genere, chi ha difficoltà economiche vive in case ancora più datate della media, che comportano consumi e spese di gestione più alte.


Meno della metà degli intervistati dichiara di avere un buon isolamento domestico:
L’importanza della variabile energia sul bilancio familiare non è particolarmente nota o comunque viene sottovalutata.
Infatti, solo il 19% del campione è a conoscenza della classe energetica della propria abitazione, le lettere dalla A alla G che classificano l’efficienza energetica dell’edifico dalla migliore alla peggiore.
In genere chi vive nella stessa abitazione da meno tempo tende ad essere più informato a riguardo.

Un altro indicatore della disattenzione al tema sono le risposte relative ai consumi domestici.
Soltanto il 29% sa, anche solo approssimativamente, quanta elettricità consuma in un anno.

Ancora meno, ovvero il 25%, conosce almeno un po’ i propri consumi di gas.
Un risultato sorprendente in una stagione di crisi energetica, che negli ultimi due anni ha innalzato in modo consistente il costo delle bollette.

In generale, meno della metà del campione ritiene di avere un buon isolamento domestico.
Solo il 50% ritiene che il tetto di casa sia ben isolato, il 42% un buon isolamento di pareti, finestre (40%) e pavimenti (38%).
Chi abita in case costruite più di recente (a partire dal 2000) è più soddisfatto dell’isolamento termico dell’abitazione, rispetto a chi vive in case più vecchie.


Gli ostacoli alla svolta green | costi e burocrazia:
Il primo ostacolo indicato dagli intervistati è di tipo economico.
Il 72% del campione riferisce che, a causa dell’investimento iniziale che comporta, la transizione verso soluzioni ad alta efficienza energetica aumenterà le disuguaglianze sociali.

Insomma, non tutti potranno permettersi di rendere la propria casa “green”.
Il costo dell’investimento è un problema anche per coloro che dichiarano che le soluzioni ad alta efficienza energetica avranno successo solo quando avranno un costo paragonabile a quello delle tecnologie tradizionali.

Opinioni condivisibili, anche se va detto che la scelta di soluzioni innovative nel tempo risulta certamente conveniente.
Il problema è avere un capitale iniziale per realizzarle.


Sono pochi gli incentivi fiscali:
Si tratta di lavori per i quali sono disponibili incentivi fiscali, anche consistenti.
Anche qui, però, emergono difficoltà che ostacolano il cambiamento.

Secondo il 68% del campione, gli incentivi del governo italiano per le soluzioni ad alta efficienza energetica sono troppo bassi per convincere i consumatori a cambiare.
Inoltre, il 77% ritiene che il governo sia poco chiaro sui tempi di attesa per gli incentivi legati all’efficientamento energetico e sulle procedure necessarie per richiederli.

Chi ha beneficiato di incentivi fiscali, per soluzioni ad alta efficienza energetica, ha dovuto attendere in media 13 mesi da quando ha presentato richiesta, il 19% ha dovuto attendere più di un anno, il 34% li ha ricevuti entro sei mesi dalla richiesta.

Il 64% degli intervistati non ha fatto richiesta di bonus/sgravi fiscali per soluzioni ad alta efficienza energetica.
I motivi principali sono stati:

  • la complessità della procedura per presentare la richiesta (30%);
  • non avere i requisiti necessari a richiedere gli incentivi (19%);
  • l’impossibilità economica nonostante gli incentivi statali (18%).

Nonostante le difficoltà, non tutti hanno rinunciato a ristrutturare casa in ottica green:

  • Il 43% ha già fatto qualche intervento per migliorare l’isolamento dell’abitazione (su tetto, pareti, finestre, pavimento);
  • il 23% ha già installato qualche dispositivo per migliorare l’efficienza energetica tra i tanti disponibili: pompa di calore, pannelli solari, batterie di accumulo, collettore termico.

C’è poi chi ha rinunciato a rinnovare casa con interventi migliorativi sotto il profilo energetico: la ragione principale per non farlo è “non posso permettermelo dal punto di vista economico”.


Ridurre i consumi abbassa le emissioni inquinanti:
Non per tutti è chiaro il collegamento diretto tra il cambiamento climatico e l’efficienza energetica degli edifici, che permetterebbe di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti.
Solo la metà degli italiani, infatti, conosce il significato dell’espressione “transizione energetica”.

A domanda diretta, il 65% del campione si dice molto preoccupato per il cambiamento climatico, il 20% abbastanza, il 15% poco o per nulla.
Tra le donne la preoccupazione è superiore rispetto agli uomini.

Anche allargando l’orizzonte ai problemi del pianeta, la questione economica ritorna forte e chiara: il 55% degli intervistati afferma che i costi eccessivi delle soluzioni a basso impatto ambientale sono l’ostacolo principale che impedisce di adottare abitudini più rispettose dell’ambiente.
Un esempio? Per quanto riguarda il riscaldamento in casa, 4 persone su 10 non sono disposte a pagare di più per una soluzione a minor impatto ambientale.


Fonte: Altroconsumo.it – 11 gennaio 2024